In Trentino si producono circa 150 milioni di litri di latte all’anno sostanzialmente in mano a 3 player. Piu di 30 sono gestiti da un efficentissimo caseificio privato, la Casearia Monti Trentini di Grigno, 65 milioni circa sono gestiti dal consorzio dei (17) Caseifici Trentini Concast ed i restanti 55 circa lì lavora la Latte Trento, praticamente la produttrice della quasi totalità del latte alimentare della provincia, che è dunque prodotto chiave nel bilancio di questa grande azienda.
A tal proposito la Provincia era da tempo già dotata di strumenti utili a valorizzare proprio il latte locale sia alimentare che trasformato: i contributi settoriali per la cooperazione e il marchio “Qualità Trentino” che erano tuttavia stati attivati dalla PAT ma poi utilizzati dal mercato in maniera poco coordinata e decisa.
Per cercare di mantenere un giusto prezzo per il latte locale si decise di reagire in maniera pesante costruendo una vera e propria task force che valorizzava – anche – il settore lattiero caseario dentro ad un più ampio programma di valorizzazione dell’enogastronomia e dell’agro alimentare attraverso il marketing e l’implementazione della fiducia da parte del consumatore. É noto infatti che il prezzo della materia alimentare risponde prevalentemente a logiche di mercato ed è solo qui che si può intervenire poiché sostegni al costo di produzione oltre che poco opportuni sono anche limitati dalla normativa europea sugli aiuti di stato.
Ecco un elenco delle principali azioni che furono messe in campo per il settore.
– furono attivati specifici canali di finanziamento in Trentino marketing
– venne rinforzato il marchio qualità Trentino
– fu proposto a CODIPRA di individuare un percorso progettuale che portasse alla creazione di uno strumento di stabilizzazione (IST) del prezzo del latte che proprio in questi giorni sta per vedere la luce.
-venne allargato il regime di collaborazione tra chi produceva e distribuiva implementando i contatti con la grande distribuzione.
– vennero rinforzate finanziariamente le attività delle 3 Strade dei Sapori (Vino Formaggi e Mela) e del sistema Pro-Loco, aiutando di più chi più utilizzava prodotto locale.
– fu costruito un vero e proprio programma di marketing fatto di incentivi ma soprattutto comunicazione eventi e manifestazioni, coordinato e comunicato insieme ai produttori,
– fu addirittura creato un programma apposito, “Latte in festa”, che generò dei momenti di svago con eventi programmati sul territorio che valorizzavano attraverso il turismo il consumo del latte. Insieme ad Albe in malga, Sky-sunrise, trasmissioni televisive ed una serie di azioni mirate della Trentino marketing e delle APT, solo per citare qualche esempio, il mondo delle mucche, del latte e dei pastori finalmente a mio avviso è stato sdoganato dall’oblio sociale che lo avvolgeva da tempo immemore ed ora è diventato invece elemento traino della nostra promozione territoriale.
Tra fattori esterni che hanno inoltre favorito la ripresa economica del prezzo del latte, va fatta menzione della riduzione nell’industria alimentare del utilizzo dell’olio di palma con il conseguente aumento di richiesta della materia grassa di origine casearia.
Hanno aiutato anche le politiche di connessione con il sistema turismo che dunque quale componente molto interessante di consumi che dunque hanno potuto positivamente risentire dell’implementazione del numero di arrivi sul nostro territorio passata da circa 5 milioni del 2013 ai 6 dell’anno ultimo scorso.
In sintesi quali sono allora i pericoli oggi? Perché il dramma che sta vivendo la Sardegna che si è affidata ad un pur grande e validissimo ma unico prodotto può arrivare anche da noi? Che le politiche agricole e turistiche viaggino su canali separati è stato deciso dalla Lega Trentina e la primavera si avvicina mentre i due assessori si devono ancora mettere d’accordo su chi deve governare le attività sottese tra turismo e agricoltura quali tra tutte ad esempio il marchio “Qualità Trentino”: a proposito, si è capito chi se ne vuole prendere cura?
Non si vedono ancora programmi di rilancio dell’enogastronomia e dell’agroalimentare la cui fruizione è elemento fondamentale dei momenti di svago primaverili.
Per contributi settoriali incombe il problema relativo agli aiuti di stato rispetto al quale non ci sono ancora dei ragionamenti approfonditi sul come gestire un riassetto normativo europeo che ha messo in crisi questo strumento nella forma con quale era stato gestito, allora mi chiedo: la nuova assessora si è recata a Bruxelles per capire come procedere ma soprattutto ci va lei perché lassù si parla con l’agricoltura o ci va Failoni (con la sua in-esperienza in trattative anche in campo agricolo) che poi qui, questi fondi, li dovrebbe gestire?
Nei primi 100 giorni di governo non c’è stata un’iniziativa, un’occasione, un momento in cui si sia sentito parlare dell’agroalimentare come uno dei pezzi fondamentali del motore che traina il turismo Trentino, il territorio ed il suoi prodotti nemmeno dal più vicino alla zootecnia degli assessori aggrappati alla Lega.
Invece, nei momenti di scarsità di neve (ai quali dobbiamo prepararci) nelle stagioni intermedie ma anche durante la bella stagione, il turismo enogastronomico è un elemento estremamente attrattivo per chi ci frequenta ed è l’elemento caratterizzante insieme all’architettura e alla lingua che attira i nostri ospiti, quelli che cercano lo stile italiano in un ambiente marcatamente alpino.
Ottima cassa di espansione della nostra economia turistica, (ritiri calcistici a parte) il cibo ed il buon bere non sono infatti, secondo le nostre statistiche, tra le prime motivazioni di vacanza in Trentino contrariamente a molte regioni italiane rispetto alle quali il Trentino di oggi, dico finalmente e però, non ha nulla da invidiare.
È importante che questa Giunta indichi in fretta al mercato cosa vuol fare sia eventualmente nel segno di un legittimo cambiamento sia comunque nel confermare quello che si stava facendo; ciò che serve con urgenza però è che Fugatti si faccia sentire su questi temi.
Un appello: se ci sei batti un colpo cara Giunta nomina per una volta nei tuoi discorsi la campagna, le vacche, la mela, i piccoli frutti o il comparto vitivinicolo perché sono tutti settori dall’equilibrio delicato e dalla solidità cristallina che necessitano dunque di continue attenzioni per riuscire a resistere attraverso la propria attitudine e vocazione ad essere prodotto di nicchia rispetto a un mercato nazionale e internazionale che non fa sconti a nessuno. Prima che sia troppo tardi, prima che la Sardegna arrivi anche qui, prima che ci sia latte versato e non festeggiato sul quale piangere.