UNO, EUFEMISMO DELL’ALTRO, O SINONIMI DA ACCETTARE? IN OGNI CASO, INFORMARSI E’ MOLTO IMPORTANTE.
Al di là della giusta discussione intorno alle conseguenze di utilizzo dei fitofarmaci o dei pesticidi, va chiarito che i due termini indicano la stessa cosa.
Le domande però non si fermano qui. Fanno bene alla pianta e male a noi? Bene a noi (perché grazie a loro abbiamo cibo del quale sfamarci?) ma male all’ambiente? Realisticamente si potrebbero abolire? Negli anni, l’uso di questi benedetti agrofarmaci è aumentato o diminuito? Che dicono i dati? Sugli “usi sempre più massicci di pesticidi”, oppure sugli “abusi di pesticidi” si sono costruiti veri e propri movimenti politici e si versati scritti fiumi di inchiostro, specie sui media più caustici.
COME STANNO ANDANDO DAVVERO LE COSE?
In realtà, con buona pace degli allarmisti che stanno terrorizzando da anni la popolazione, fin dal livello nazionale l’uso dei cosiddetti “pesticidi” è in forte contrazione. Lo provocò una fortissima sensibilità verso l’effettivo problema, che si sostanziò soprattutto a partire dall’inizio degli anni ‘90. In Trentino si cominciò a parlare del sistema di lotta integrata addirittura già dagli anni 70. Perfezionando il metodo via via sempre più, si è spinto sullo sviluppo di nuove tecniche e tecnologie, disciplinari di produzione, investimenti in ricerca. biologico, naturale o di sintesi.
A fronte di questi numeri, anche a un profano dovrebbe suonare un po’ strano che le accuse ai “pesticidi” siano cresciute proprio mentre i loro stessi usi si mostravano in calo.
I dati ISTAT ci raccontano infatti che siamo scesi dalle circa 100mila tonnellate di sostanze fitosanitarie utilizzate nel 1990 a poco più di 55mila oggi. Tradotto in usi pro-capite, emerge che mediamente utilizziamo poco meno di un chilogrammo di sostanze attive, senza le quali, peraltro, sarebbe impossibile proteggere le produzioni agricole.
COME SI COMPORTA LA PROVINCIA DI TRENTO?
Oggi possiamo beneficiare di un sistema provinciale che ha ancora molti passi da fare ma che, per qualità complessiva, è uno dei migliori approcci che siano presenti sulle piazze agronomiche internazionali.
Si cerca di utilizzare il presidio che garantisca il miglior risultato costo/beneficio in termini di efficacia ambientale e residui rilevabili, su ambiente e consumatore. Così, siamo arrivati ad una revisione fin troppo severa di ciò che usavamo negli anni del boom agrochimico, ovvero i ’70 e gli ’80 quando in campagna di agrofarmaci se ne buttavano a iosa.
Oggi con venti grammi di una sulfonilurea si può diserbare un campo che prima necessitava di alcuni litri dei precedenti prodotti. Stessa cosa per insetticidi e fungicidi. E per giunta le nuove molecole sono migliori dal punto di vista tossicologico e ambientale.
QUALI SONO I RISCHI DIRETTI CHE CORRE CIASCUNO DI NOI?
Non sono riuscito a trovare fonti scientifiche che comprovino quanti sono i grammi di sostanze esogene ingerite pro-capite oggi. Penso si possa parlare in termini di milligrammi: sono sostanze praticamente ubiquitarie.
Ma senza scomodare l’abuso di farmaci, di alcool e il fumo, pensiamo invece alle sostanze che consideriamo come “normali”: agli idrocarburi nelle grigliate estive, negli alimenti affumicati o alle sostanze chimiche ed i solventi dissolti nel microclima domestico e provenienti dalle vernici, dalle colle nel mobilio o dai prodotti per le pulizie che ci siamo portati in casa.
Ne cito anche uno simpatico (?), uno che parrebbe ancora più innocuo. Lo ha scoperto Bruce Ames, uno dei padri della tossicologia moderna. Nel caffè, ha individuato circa un migliaio di sostanze chimiche differenti, ben 17 delle quali, sono poi risultate cancerogene. In una sola tazza di caffè, dunque, ci sono almeno dieci milligrammi di molecole potenzialmente cancerogene, badate bene, “naturali”. Si sommano all’assunzione annua di tutti i possibili residui di “pesticidi” sui cibi.
PERCHÉ NONOSTANTE TUTTO, STIAMO TUTTI ABBASTANZA BENE E L’ASPETTATIVA DI VITA STA AUMENTANDO?
Perché i livelli di sicurezza oggi sono altissimi . Ciò che resta sui frutti alla raccolta, spesso è decine o centinaia di volte al di sotto dei limiti di Legge, già di per sé cautelativi.
Senza contare poi che quando portiamo a casa l’ortofrutta, la laviamo, asciughiamo, sbucciamo e spesso degradiamo termicamente, la cuociamo, insomma.
Se il chilo di agrofarmaci pro-capite (dato istat, ripeto!) usato nei campi è tanto o poco, lo si paragoni ai litri di prodotti per l’igiene domestica o per la cura della persona. Vengono riversati dai cittadini nelle acque. Reflui industriali contenenti metalli pesanti e idrocarburi, scarichi inquinanti delle nostre automobili e dei nostri riscaldamenti, farmaci usciti dal nostro corpo. Tutto finisce in quelle acque di cui poi si parla, spesso a sproposito, sempre e solo per inquinamento da pesticidi. E mentre parliamo, le acque, con il loro ciclo naturale, ci piovono letteralmente in testa o nel bicchiere.
STA MIGLIORANDO LA CHIMICA A NOSTRA DISPOSIZIONE?
Oggi, vi sono agrofarmaci meno tossici di gran parte dei prodotti usati in casa per lavare e igienizzare. Che invece maneggiamo con noncuranza.
Questo perché rispetto al 1990, nel volgere di pochi anni, i due terzi delle molecole impiegate è uscito dal mercato, in quanto obsoleto. Non sono più in linea i nuovi criteri autorizzativi, molto più stringenti rispetto ai precedenti.
EFSA è l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare. Fornisce pareri scientifici e informazioni sui rischi esistenti ed emergenti connessi alla catena alimentare. E’ sempre molto interessante sfogliare tra i report che pubblica on-line. Recentemente certifica che negli ultimi 30 anni sono sono sopravvissute al vaglio normativo solo un quarto delle molecole che usavamo in passato.
Oggi l’ottantina di molecole in attesa di sostituzione, certifica che questa battaglia, non è appannaggio solo di alcuni gruppi di persone responsabili o maggiormente senzienti. Si tratta piuttosto di un problema del quale se ne sta occupando un’intera classe scientifica e sociale.
Comunità verso la quale al netto di quella politica che la cavalca, io nutro estrema fiducia.