La consultazione popolare relativa all’eventuale istituzione di un bio distretto agricolo, qualche merito lo ha avuto.
Pur per breve tempo ha infatti saputo alimentare il dibattito andando oltre il quesito referendario. Si è sentito parlare molto più del solito di agricoltura, valori e metodi di coltivazione. Ciò che si è percepito, è che nel sentire comune c’è maggior predisposizione ad accogliere positivamente il metodo biologico perché considerato più sano. Ma che questo, visti i risultati del referendum, non è un fatto che preoccupa. E dunque le dissertazioni da salotto sul buono e il cattivo che c’è nel cibo che mangiamo sono più oggetto di discussione che di vera preoccupazione.
Viviamo l’epoca dei luoghi comuni e dei tuttologi. L’esempio del cortisone.
Lo racconto con un esempio: parliamo di cortisone. Mi permetto di farlo perché la medicina veterinaria (anche se – per ora – non professo più) e la farmacologia, rimangono per me una grandissima passione.
Ebbene, a mio modo di vedere i corticosteroidi sono una classe di farmaci meravigliosi, al limite del miracoloso. Non a caso, E.C. Kendall, il suo scopritore nel 1950, fu insignito del Premio Nobel.
Oggi ne parlo durante un compleanno importante. Il 28 settembre 1948, fu infatti ufficialmente inoculata la prima dose di Composto E, quello che in seguito sarebbe diventato il farmaco salvavita forse più famoso del pianeta dopo gli antibiotici.
Da tempo gli americani stavano monitorando gli studi nazisti in materia. Durante la Seconda Guerra infatti, era somministrato un estratto di ghiandole surrenali ai piloti degli Stukas della Luftwaffe. In loro, si osservavano migliori prestazioni rispetto ai soggetti non trattati.
Il primo corticosteroide utilizzato, l’idrocortisone, era molto simile al cortisolo naturale. Al giorno d’oggi si usano soprattutto corticosteroidi di sintesi come il desametasone o il betametasone che hanno poteri farmacologici molto superiori.
Ecco il parallelo con i farmaci usati in agricoltura: naturali o di sintesi?
Ebbene quando ho bisogno di un antinfiammatorio/antidolorifico forte, di un antiallergico, di un anti tumorale nelle leucemie, di un farmaco anti rigetto nei trapianti; quando sono svenuto in preda al collasso per uno shock anafilattico, non mi chiedo se il farmaco che mi stanno somministrando è di origine naturale o di sintesi.
Mi chiedo solo se mi farà bene e se gli effetti collaterali saranno accettabili o meglio ancora assenti.
Ho scelto un esempio forte, che forse rende l’idea. Il cortisone ha salvato migliaia e migliaia di vite umane pur afflitto da una nutrita serie di luoghi comuni. Infatti se chiedete ad un qualsiasi vostro amico a che cosa serve, con ogni probabilità, la prima cosa che vi dirà è che fa male e che è meglio non assumerlo. Invece, aggiungo io, l’unica cosa da osservare è che non va assunto fuori dal controllo medico. La sola figura professionale in grado di monitorare e gestire con le adeguate contromisure gli effettivi problemi collaterali che l’utilizzo di questo farmaco procura.
Il valore della fiducia
Dalla farmacologia e dalla medicina dunque un monito ad evitare i facili giudizi ed i luoghi comuni e a nutrire maggiore fiducia nella scienza.
Anche in agricoltura questa fornisce principi attivi rispetto a un tempo a dir poco meravigliosi. Qui i medici sono sostituiti dagli agronomi, figure che studiano, conoscono ed indicano dosaggi, proprietà ed effetti collaterali.
Ricordiamoci inoltre che sono affiancati dalla prima persona che ha interesse a gestire le armi nel migliore dei modi nei confronti delle fitopatie: il contadino. E’ colui che li utilizza in prima linea ad aver interesse a farne buon uso.
Questo mio, è un ragionamento di invito ad avere fiducia nella scienza e in chi la diffonde e la pratica. Dobbiamo cercare di stare lontani dai vari “ho sentito dire che” ci affliggono particolarmente anche a causa all’avvento dei social.
Seguiamo invece la filiera della fiducia, presso la Grande Distribuzione Organizzata (che fa un sacco di analisi) o presso piccoli negozi e produttori (che ci mettono la faccia).
Ma fidiamoci dei principi che anche in Trentino guidano le scelte agronomiche, quelli della filiera della scienza. Quella stessa che tra i vari compleanni da ricordare all’umanità, ha donato anche il 28 settembre 1948.