È una partita dai risvolti agrodolci quella scritta e poi giocata per l’A22.
Il rinnovo di concessione del “nostrano” tratto autostradale era tutt’altro che scontato. Ora, un emendamento parlamentare lo instrada favorevolmente. E come per tutte le vittorie, a presentarlo, bussano alla porta molti padri.
In effetti c’è un grande merito in questo passaggio. Come la partita degli accordi finanziari con lo stato ha dimostrato che il Trentino, da solo, non va da nessuna parte Se a Roma non ci si presenta insieme a Bolzano si può ottenere davvero poco.
È pur vero che sui nuovi accordi finanziari con lo Stato la lega si è trovata una vettura già “messa in strada”. È stato sufficiente guidare un accordo già scritto con Kompatscher nel 2014. A quel tempo sui sedili riservati al Trentino era seduto Rossi.
L’apparente grande successo che favorirà il rinnovo di concessione dell’A22, a mio modesto avviso porta con sé anche una polpetta avvelenata. La nostra amata Regione dovrà farsi carico di una novità importante. Si innesta su una premessa. Noi Trentini ci respiriamo tutta l’anidride carbonica e chissà cos’altro che produce il Trans Europe Network One, cioè il tratto autostradale più importante d’Europa. Da Borghetto a Roverè della Luna squarcia la nostra Provincia. Ebbene ciò che l’A22 produrrà in termini di utile non andrà a particolare vantaggio compensativo dei Trentini. Il riparto degli utili, ampiamente previsto da pregressi accordi societari, dovrà essere messo a disposizione anche per ulteriori opere. La Campogalliano-Sassuolo, ad esempio, lo è l’emblema di questa imposizione.
Ancora una volta i trentini hanno dovuto piegare la testa. Le logiche nazionali hanno prevalso sull’Autonomia.
I sostenitori di questo governo provinciale diranno: “pazienza poca cosa”, chi vuole considerare i risultati nel proprio insieme invece, aprirà forse le braccia e penserà che è un peccato.
Davvero un peccato.