Che la politica leghista rimanga a me poco congeniale, penso di non averne mai fatto mistero.
Soprattutto per una questione ideologica. La lega infatti è un partito statalista-nazionalista per antonomasia. Nulla di più distante dal pensiero caratteristico di un Partito Autonomista. Quale il PATT al quale appartengo io, ad esempio.
Eppure forzando il proprio pensiero, qualche piccolo merito, i salvinisti lo hanno avuto. Va loro riconosciuto – almeno in parte – nell’utilizzo dei social. Non li trovate anche voi, una sorta di moderna riproposizione digitale della politica dei gazebo? Quegli strumenti che avevano riportato la politica nelle piazze, accanto alle persone. “Sono come te”, sembra insistere a dire il messaggio leghista. “Mi vesto come te, sono in piazza come te, soffro come te”. E alla gente questo stile, comprensivo dell’invettiva contro i “professoroni”, è piaciuto tanto.
Poco importa se si tratta di una stalla incendiata, di un disastro naturale o del rifacimento di un ponte. I leghisti ci sono. La politica è diventata qualcosa di friendly dove le parole, e forse anche le promesse, hanno contato più dei fatti. Almeno fino ad ora.
Eh si, perché da un po’ di tempo a questa parte anche l’elettorato leghista comincia ad avere bisogno di qualche risultato. E le foto sui social forbite di relativa attestazione di vicinanza, sembrano non bastare mai. Del resto, questa bulimia mediatica necessità di continue fonti di alimentazione. E le occasioni di aperture o inaugurazioni sono piatti, dai loro social appetibili come una vera ghiottoneria.
Le Istituzioni richiedono rispetto.
La Provincia poi, è continua fonte di ispirazione. Al netto delle azioni che dipendono in senso stretto dal governo, la Mamma di tutti i trentini ha un suo programma di lavori che è come un grande fiume che scorre. Quasi indipendentemente dalla politica, apre e chiude cantieri praticamente ogni giorno. Anche perché non è certo prerogativa di un partito piuttosto che un altro mettere in sicurezza, ad esempio, la nostra viabilità.
Per questo mi ha un po’ stupito vedere l’Alberto da Giussano accanto all’Aquila di San Venceslao su un post di una pagina di un consigliere leghista. Denota che a chi sta amministrando quella pagina, mancano le basi: quelle della grammatica istituzionale. Eppure il regolamento è chiaro, l’Aquila è patrimonio dei trentini, non certo di un partito. Sfruttarla per cercare di impreziosire il proprio complimento ad un cantiere stradale, del tutto ordinario, è davvero scadente. Ma evidentemente anche l’analfabetismo istituzionale per qualcuno paga.
Allora questo umile scritto è dedicato a coloro che alle istituzioni e al valore che ancora portano con sé, credono ancora. Per loro, con la Collega Paola Demagri, abbiamo deciso di andare a fondo della questione con un’interrogazione. La trovate qui sotto.
La dobbiamo a chi ritiene che “è uno noi” non può più bastare a qualificare la buona politica.
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