Nell’area di San Vincenzo di Mattarello prima dell’idea del concertone, non è vero che non c’era niente.
Almeno questo affermava un comunicato stampa della giunta provinciale di qualche giorno fa. Ma chiusa nel palazzo, probabilmente, non s’era accorta che invece c’era campagna. E tanta: 27 ettari, di ottimo terreno coltivabile. E dunque, considerando che in Trentino l’azienda agricola media ha un’estensione di 1,7 ha, significa che lì, se ne sarebbero potute insediare almeno 15 di nuove. Così, mentre c’è una parte di Trentino che omaggia l’agricoltura eroica che ruba terreno al bosco con le unghie, qui nella piana dell’Adige si fanno i concerti. Alla faccia di teoriche quindici nuove attività di impresa che avrebbero potuto dare lavoro ad altrettante famiglie e relativi dipendenti.
Potenzialmente, un’azienda agricola è per sempre e per tutto il Trentino. Un concertone, no! Ed è questa la vera differenza tra sostenibilità ed effetti speciali.
Ovviamente di queste forme di disaccordo politico, il bel concerto di Vasco Rossi non ha nessuna responsabilità. Anzi, sarà una bellissima opportunità per le persone che apprezzano questo straordinario artista. Sarà una grande emozione poter assistere qui a Trento. E sarà stato un bel successo per i manager dell’artista aver portato a casa un contratto simile.
Ma il Trentino, i trentini, ne sentivano davvero il bisogno? Messi sul tavolo i milioni di € necessari per realizzare questo costoso evento, sarebbe stato qui che la maggioranza della popolazione li avrebbe voluti spendere?
Un investimento di questo tenore (qualche imprecisato milione di €, per ora) può avere significato se fa parte di un disegno complessivo. Chiedo dunque a questa maggioranza se è sua intenzione trasformare la Citta di Trento in una località famosa per i grandi concerti. Cioè dobbiamo considerare ufficialmente aperto il futuro al bel canto in Trentino?
Ammesso e non concesso che il concerto si possa tenere, non c’è dubbio che il ritorno economico ci sarà. Con quali sviluppi futuri? Ciò che vogliamo far osservare noi è che se fondi riservati al grande evento fossero stati canalizzati verso start-up agricole, probabilmente il ritorno ci sarebbe stato comunque. Diverso, minore, diluito nel tempo ma comunque importante. Sicuramente più consono alla zona e ai principi di sostenibilità.
L’attività agricola di 15 nuove aziende, tanto per dirne una, avrebbe potuto rappresentare un investimento che fa la differenza tra la ricerca del colpo di scena a qualsiasi costo e il desiderio di programmare lo sviluppo di un territorio.
Probabilmente la Giunta provinciale, affamata di consenso, confonde i numeri delle prevendite dei biglietti con potenziali elettori alle prossime votazioni. Ma 120mila potenziali entusiasti spettatori possono essere considerati altrettanti potenziali elettori riconoscenti? Forse la lega ha pensato così. Sarà per questo che prendere in considerazione l’ipotesi di accontentare 15 nuove aziende agricole, la fa un po’ sorridere?