Siamo tutti consapevoli che in questo tragico momento sono molti i settori economici a trovarsi in difficoltà. E se ampliamo l’orizzonte al contesto sociale, magari internazionale, possiamo senza dubbio affermare che al confronto, la situazione locale può sembrare quasi idilliaca.
Al netto di queste doverose considerazioni trovo però accettabile parlare di uno specifico aiuto alla zootecnia. Dico questo perché nei suoi equilibri economico finanziari, quello del latte è da sempre un settore tanto fragile quanto strategico per la gestione del paesaggio trentino. Lo stesso che è poi sagacemente rivenduto da altri imprenditori sempre trentini, ovviamente a scopo turistico.
Detto ciò, seguendo sui media i proclami degli allevatori e le risposte (quali?) della giunta provinciale sembra che far qualcosa in fretta per questo settore sia così complicato come scalare l’Everest in solitaria senza ossigeno.
E non parlo di risultati come quelli che la lega prometteva nel campo della gestione di lupo e orso. Situazione, come possiamo constatare tutti, affrontata oggi – è proprio il caso di dirlo – con la coda tra le gambe, senza un nulla di fatto. Invece qui, qualcosa si potrebbe fare. E subito.
Un suggerimento alla Federazione allevatori, ai singoli contadini e ai consorzi.
Con una semplice variazione a bilancio (e una delibera di giunta a tempo zero) alle 7-800 aziende da latte ormai superstiti risulterebbe estremamente utile oltre che apprezzato un provvedimento che con la collega Demagri spingiamo da tempo a praticare.
Accelerando i passaggi necessari, si dovrebbe implementare il valore degli investimenti nella promozione di settore. La parte più facile e veloce da attuare riguarderebbe i cd. contributi settoriali e andrebbe a vantaggio dei consorzi del comparto lattiero caseario.
Non di meno andrebbe sostenuto il settore caseario privato che drena, non dimentichiamolo, circa un quinto del latte prodotto in Provincia. In questo caso andrebbe attivata un’energica azione promozionale attraverso la Trentino Marketing. Certo, parliamo di contributi soggetti a limitazione comunitaria e le Cooperative e qualche privato potrebbero già essere arrivati al limite ammesso. Ma si tratta di tecnicismi che col dovuto impegno si potrebbero gestire senza grosse difficoltà.
Peccato invece, che il tempo per gli allevatori la giunta lo investa a dire che sta facendo meglio di quelli di prima. In realtà, non solo senza dire cosa vuol fare veramente ma purtroppo, senza nemmeno farlo.