Eppure è così. Sembra incredibile ma nel civilissimo Trentino, nella terra dei boschi dove trovi più forestali che porcini, nel regno delle scartoffie e della burocrazia infinita, la lega del cambiamento è riuscita a partorire anche questo.
Facciamo un po’ di ordine in queste vicende.
Effettivamente, nelle premesse enunciate dall’esecutivo è citato un fatto reale. In passato, e particolarmente fino a 6-7 anni fa, la politica agricola comunitaria premiava maggiormente le aziende da fuori Provincia rispetto a quelle trentine. Nel frattempo questo gap si è ridotto. Oggi gli allevatori trentini sono finalmente competitivi con quelli nazionali. Inoltre, le amministrazioni locali sono state dotate di un bando tipo per poter assegnare gli alpeggi con particolare riguardo alle aziende locali.
Per quanto riguarda le legittimità degli impegni contratti dalle aziende, con la pubblica amministrazione che premia, va precisata una condizione oggettiva.
In malga, i controlli avvengono da sempre. La PAT (unica in Italia a che io ne sappia), ha da tempo adottato il registro provinciale di pascoli e malghe. Si tratta di un sistema codificato che registra con precisa contezza la dimensione delle nostre malghe evitando il controllo-confronto con l’aerofotogrammetria. Inoltre, Servizi veterinari, quelli provinciali e controlli a campione da parte di AGEA nazionale, hanno da sempre lavorato all’unisono.
Insomma, in materia di lotta all’illegalità il Trentino non si trovava certo all’anno zero e non aveva nemmeno bisogno di partire da qui.
La nuova PAC parte in calo.
La trattativa condotta da questo governo provinciale è andata peggio del previsto. Per onestà diciamo che questo dipende probabilmente anche da fattori esterni. Oltre alla poca esperienza di chi ha effettuato le trattative politiche a Rome c’è una Comunità europea che tanto ha dato su altri capitoli, il Recovery Fund tra tutti.
Ma per diamine allora! C’è la crisi, la PAC è in riduzione e la risposta della Provincia qual è? Intensifichiamo un’azione dove la Provincia è già più che presente. Si citano irregolarità scoperte in passato. E chi le avrebbe scoperte se non lo stesso sistema di controlli che già c’è, funziona e ora si potenzia pure?
E coi grandi carnivori come la mettiamo?
Ci saranno periodi di pascolo obbligatoriamente ridotti a causa di questi nuovi flagelli delle montagne. Per cause di forza maggiore le deroghe ci sono sempre state.
Ha intenzione la giunta provinciale di intensificare anche lo strumento della deroga visto l’intensificarsi degli attacchi a causa dell’intensificarsi del numero di esemplari? Di fronte ad un nulla di nuovo di fatto, di fronte ad un loro mancato contenimento?
PS. con la collega Paola Demagri abbiamo intenzione di sensibilizzare la giunta interrogandola. La deroga ai periodi obbligatori di pascolo è sempre più una drammatica realtà. La causa? I troppo intensi episodi di predazione