E’ una delle più grosse ferite che a memoria d’uomo, madre natura abbia procurato al Trentino.
Alla fine del 2018 un nubifragio ha colpito la nostra terra. L’uomo l’ha chiamato Vaia. A ruota è arrivata un’epidemia di bostrico. Le foreste del Trentino hanno cambiato fisionomia e con loro il nostro paesaggio. L’enorme massa di legname da prelevare che si è generata, ha lasciato un settore in una strana condizione. Il super lavoro ha imposto di svendere una parte consistente della ripresa e del recuperato. E su ciò che rimane ancora in bosco pesano molti interrogativi.
Già alla fine dell’anno le categorie lanciavano un appello. QUI IL LINK. Come verrà affrontata l’emergenza del bostrico, chiedevano? E ancora adesso riguardo l’approvvigionamento del legname – da informazioni che ci sono arrivate a livello locale – la programmazione per il prossimo anno, rimane piuttosto scoordinata tra le varie zone.
Il fatto che a distanza di 4 anni da Vaia ci sia ancora incertezza sul come sarà gestito il recupero del materiale da ripresa, deriva – a onor del vero – dalla digrazia nella disgrazia causata dal bostrico. Il clima favorevole allo sviluppo del parassita si è innestato su una iniziale incertezza dell’amministrazione. Il risultato di questi molteplici fattori fa si che nelle zone colpite dalla tempesta, ancora oggi è indefinito quanto legname si potrà avere a disposizione
Non di meno, bonifiche e conversioni a prato pascolo di alcune zone, sono rimaste solo sulla carta. Si dice che il Piano Forestale e Montano provinciale delineerà meglio la questione. La giunta promette un’attesa non superiore alla fine di quest’anno.
La fiducia è sicuramente inferiore alla speranza. L’indole di questa maggioranza non è delle più proattive. Non a caso Fugatti invoca per il prosieguo della legislatura il pragmatismo della lega. Perché fino adesso ritiene di aver amministrato senza possederne?
A giudicare dai tanti scontenti effettivamente vien da pensare proprio così.