I rincari dell’energia, dal gas all’elettricità (i cui costi come abbiamo constatato, sono profondamente collegati), lo abbiamo ormai capito, non sono una questione affrontabile da una singola istituzione.
Assistiamo, attoniti, ad uno scaricabarile tra Provincia, Italia ed Europa mentre imperversa la guerra in Ucraina e gli speculatori ne approfittano (fatto quest’ultimo percepito come sempre più la causa dei nostri problemi).
Intendiamoci non possiamo certo liquidare la questione con la proposta di una soluzione semplicistica. I costi, gli aumenti insomma, a carico delle famiglie, sommati nella loro interezza, pare sfiorino i sette, otto punti percentuali del PIL trentino.
Qualche giorno fa la Provincia aveva provato a giocare la carta della bandiera bianca. Compreso subito che non era possibile chiamarsi fuori dai giochi, ha reagito adottando in fretta e furia una delibera che all’uopo stanzia una cifra all’apparenza consistente.
La Giunta ha dichiarato che per colmare il caro energia servirebbero 1500 milioni di euro. Nel contempo ne stanzia 40.
Da amministratore serio quale provo ad essere, devo considerare che per quanto esiguo questo sia rispetto alle esigenze, è comunque uno stanziamento in scala con i provvedimenti che “mamma provincia” normalmente può varare.
Ecco, “normalmente”. Questo è il punto al quale invece siamo di fronte. Una situazione straordinaria dove, tutto sommato, dell’Autonomia delle nostre scelte, non stiamo dando pieno segno di responsabilità.
Parliamo delle vere disponibilità.
Nell’assestamento di Bilancio di luglio, la giunta aveva proposto la collocazione di 577 milioni di euro. Oltre a tenerne saldamente bloccati almeno altrettanti in una nutrita serie di impegni per opere stradali.
Più volte e in tempi non sospetti, noi abbiamo biasimato questo modo di operare. E’ criticabile accantonare fondi così ed ora, perché sembra quasi rispondere alla volontà di costruire un piccolo tesoretto da usare nel 2023 per la campagna elettorale delle prossime provinciali. In tempi normali sarebbe accettabile, oggi no!
Facendosi forte delle indicazioni degli Stati Generali della montagna, il programma di fine legislatura di questa maggioranza si è ridotto ad una serie inenarrabile di promesse di realizzazione di opere pubbliche essenzialmente stradali.
Una proposta seria
E’ stata fatta una ricognizione di quali opere potrebbero essere procrastinate? E in questo spostare nel futuro l’opera, quante risorse si potrebbero liberare nell’immediato per aiutare le famiglie a superare questa crisi? Una giunta che si rispetti, questo tipo di analisi, dettagliata, l’avrebbe già dovuta presentare spontaneamente al Consiglio provinciale già da tempo. Sapete perchè?
ASFALTARE NON EST GUBERNARE
Era il motto in un maccheronico latino, che qualche anno fa lanciava un direttore di giornale ad un nerboruto assessore della giunta Dellai.
Lo stesso che al tempo considerava sottoscala della giunta quel partito che oggi pare rivolgergli reciproco amore. Ma questa è un’altra storia.
Nondimeno dobbiamo diffidare delle promesse elettorali di gestione in proprio delle centrali idroelettriche costruite sul nostro territorio.
In maniera molto improbabile e mi sia permesso piuttosto lontana dalle reali possibilità normative, sono moltissimi i partiti che lanciano promesse di poter legiferare per trattenere a livello locale i proventi della vendita del nostro “oro bianco”.
La realtà è strettamente legata a normative nazionali ed europee, impossibili da superare. Senza contare che il nostro Stato, sondaggi alla mano, si appresta a finire nelle mani di qualcuno che cercherà di risolvere i suoi problemi finanziari con tutto quello che gli passa tra le mani. Compresa l’Autonomia!
E se questo vale a livello superiore per le grandi derivazioni idroelettriche, a quelle medie e piccole ci ha già pensato bene questo governo provinciale.
Nel panorama politico sulla piazza saremo gli unici a permettere per legge a chiunque venga da fuori Provincia di competere nella loro gestione con gli enti locali, attuali proprietari. Legge contrastata dal Patt, promossa dall’attuale maggioranza.
Più precisamente da quello stesso assessore che dopo aver denigrato per anni il nostro partito non se l’è fatto dire due volte di prenderne parte, vedendolo il modo più semplice per ottenere un passaggio facile per il Senato.
In conclusione
E’ evidente che per la Lega al governo del Trentino è molto più redditizio e riconoscibile porre la prima pietra di un’opera pubblica o tagliare il nastro di una nuova bretella stradale. Per contro, la polverizzazione di un micro contributo su migliaia di bollette è un’azione meno personale e sicuramente meno indirizzabile in termini di gratitudine elettorale all’amministrazione che l’ha creata.
In parole molto semplici, un gruppo di anziani che ho incontrato ieri ha sintetizzato il tutto in una semplice domanda: “come mai invece di pensare a realizzare tante opere non si pensa ad aiutare le famiglie. Insomma cosa ce ne facciamo di strade nuove se non avremmo nemmeno i soldi per riscaldare le nostre case?”
E in una metafora domestica, il sillogismo arriva molto facile. Prima di rinnovare la strada di casa, i trentini hanno sempre pensato a come fare a pagare le bollette.