Amministrare non è un compito facile. Per esperienza diretta non provo alcun dubbio. In nessun compito, nemmeno nella gestione del sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Per questo di fronte ad un’emergenza come quella che si sta verificando in Provincia di Trento la critica politica non può essere feroce.
Tuttavia, un paio di rilievi vanno fatti perché la preoccupazione è diffusa e si sente tutta. Parte da un dato tra tutti: le discariche provinciali sono esaurite. Per questo abbiamo voluto provocare una convocazione straordinaria di Consiglio Provinciale. Volevamo conoscere le reali intenzioni della Giunta intorno alla questione più delicata in assoluto.
Come si intende procedere al netto di soluzioni tampone quali l’alienazione, il trasporto o il deposito altrove dei nostri rifiuti?
Eravamo convinti di non cogliere la giunta impreparata visto che sta entrando nel suo quinto anno di governo. Aggettivo numerativo si attribuisce anche all’ultimo aggiornamento del piano Provinciale rifiuti.
Cosa è emerso dal Consiglio Provinciale straordinario di ieri?
Dalla relazione della giunta, ci saremmo aspettati qualche informazione di più. Relativa al termovalorizzatore, ad esempio relativa ad accordi regionali per prevedere una reciproca presa in carico di reciproche fragilità. Insomma è un nulla di fatto, almeno per ora quanto comunicato dall’assessore competente. Eppure parliamo del rappresentante di Progetto Trentino, il sedicente efficientissimo partito territoriale al quale tanto cara dovrebbe esser la nostra terra.
Il Trentino infatti è all’avanguardia per quanto riguarda lo smaltimento della frazione umida mentre l’Alto Adige un inceneritore lo ha già. E se davvero il sistema di raccolta differenziata raggiungesse gli stessi livelli del Trentino anche in Alto Adige (quali oggi non sono) potrebbe arrivare a termovalorizzare tutto l’indifferenziato. Le due potenziali quantità provinciali di rifiuto eventualmente prodotte potrebbero non arrivare nemmeno a saturare il massimo della sua capacità di lavoro consentita dall’impianto.
Viceversa sempre su base regionale il Trentino si sarebbe potuto far carico della frazione umida grazie alla sua elevata esperienza tecnica. In tal senso il biodigestore di Cadino ha davvero fatto scuola. Non ha scaldato gli animi la relazione dell’assessore incaricato. La dissertazione intorno ai molti problemi e alle scarse prospettive di soluzione ha lasciato tutti in preda ad una sensazione di indeterminatezza. L’impressione è che la questione sia tutt’altro che gestita quanto piuttosto subita. In queste condizioni c’è davvero da aspettarsi che possa succedere di tutto in qualsiasi momento. Ed è qui che si rivela il movente della nostra critica.
Purtroppo i problemi gravi come questo si risolvono a studiare in ufficio. Ad indire colloqui tecnici, incontri istituzionali. A lavorare per risolvere problemi insomma, non certo a calcare palchi e feste campestri. In quei luoghi, le persone vedono molto volentieri il politico presente. Solo che nel frattempo i problemi rimangono inevasi e prima o poi tutti i nodi vengono al pettine.