Passata la sbornia da risultato elettorale in casa centrodestra trentino è tornata un’apparente quiete. Con la nomina del governo di equilibri politici provinciali s’è smesso di parlarne. A ben vedere si tratta forse di qualcosa che in metafora assomiglia di più ad un surplace ciclistico. A volerlo, probabilmente, è ciascun pretendente alla poltrona della propria rielezione.
Ed in effetti aspetti di incertezza non ne mancano proprio. Questo, sicuramente perché, la lega un risultato del genere non se l’aspettava. E così, dei 13 eletti, o almeno di quelli rimasti al riparo nel Carroccio, le speranze di rielezione a stento sono riservate ai membri della giunta (e forse nemmeno a quelli). Perché la strabordante ascesa dei Fratelli d’Italia non accenna a rallentare. I sondaggi nazionali li stanno lanciando verso il triplo salto rispetto alla lega.
Questo comporta delle conseguenze anche a livello provinciale.
Il primo a scemare è stato il disegno leghista che girava nell’aria fino a qualche mese fa. Pare che Fugatti sognasse di vestirsi da moderato. Col PATT e con le civiche avrebbe formato un grande centro libero da FDI a destra e PD a sinistra.
Invece è andata che se ci sarà un Fugatti bis, sarà solo per gentile concessione della Georgia nazionale. Da far digerire anche agli autonomisti qualora non se la sentissero di rimanere da soli al centro. A contar nulla.
Il resto del mondo politico, intanto ci pensa… ci pensa… ci sta pensando bene. E ti credo! Sta cercando sintesi, presidente, programmi e identità. Hai detto niente? Ad onor del vero qualche proposta c’è, con Campobase ad esempio o con qualche idea di come presentarsi. Alleanza democratica per l’autonomia è un test molto interessante. Poco altro a parte forse aspettare un Godaut che a sua volta sta lasciando riposare la terra d’inverno. (A chi trovasse la metafora troppo contorta confido che mi riferisco alle indecisioni degli autonomisti)
Se a chi come me questa situazione preoccupa vorrei regalare un po’ di ottimismo. Pensiamo al parallelo di cinque anni fa. Nell’ottobre del 2017 le elezioni erano lontane un anno, esattamente come lo sono oggi. Fugatti canzonava un Rossi di governo. Lo faceva passando da un gazebo in piazza ad uno scherno in consiglio. Era l’unico rappresentante della lega in Consiglio provinciale ed era pure all’opposizione. Mai avrebbe immaginato che nei successivi sei mesi la sua vita politica sarebbe cambiata così.
Anche in politica insomma come nella vita, tutto può succedere.
E per quel che conta, chi ha buona volontà, ha tutti gli spazi che vuole se è in grado di esprimere qualche proposta di novità. Dovrà saper raccontare il Trentino del domani. Potrà farsi accompagnare da chi possiede quel pizzico di esperienza che serve per dire cose sensate e realizzabili. Ma soprattutto dovrà esser dotato di quel coraggio che si prova soltanto in gioventù. Mandando avanti chi si trova in questa fase della vita.