Che la zootecnia non navighi in buone acque è un fatto risaputo. Non certo meno di tante altre aziende, imprese, persone della società civile in questo periodo di burrasca di rincari dell’energia. Per questo si potrebbe pensare che la situazione non meriti un’attenzione diversa dal resto dei soggetti citati sopra. Lo possiamo capire.
C’è un però. Dei 20 miliardi del nostro PIL, il 15% proviene dal settore turismo. E perché mai un ospite che raggiunge il nostro territorio dovrebbe preferirlo rispetto ad altri?
Più promozione, più servizi, più ordine e più cura per il territorio. È proprio questo il punto. Non è solo grazie ad un sistema Provincia – Enti locali – Progettone che mantengono pulite strade e spazi pubblici che si esauriscono i compiti.
C’è una porzione di territorio senza la cui cura l’aspetto dello stesso risulterebbe a dir poco orribile. Il verde chiaro che si staglia ed alterna in maniera definita al verde scuro dei boschi è la cifra che contraddistingue il senso estetico del nostro territorio. Chi si occupa di questo aspetto si chiama Allevatore. E che lo faccia con una barra falciante, una rotante o lasciando brucare alle proprie vacche o alle proprie pecore l’erba dei prati, è comunque colui che cura i circa 100.000 ettari di superficie a prato e pascolo della Provincia autonoma di Trento.
Dalla tutela di questa professione deriva dunque la possibilità di promuovere un bel territorio Trentino anche a scopo turistico. A cascata la valorizzazione del lavoro di queste persone collabora ogni giorno con la popolazione dei nostri operatori del settore turismo. Sono loro che possono salutare con soddisfazione i propri ospiti quando al mattino lasciano le loro strutture per le loro passeggiate. Sanno che li vedranno calpestare un territorio curato e ordinato salendo magari in una malga o in un agritur a degustare prodotti tipici ormai non più soltanto nella stagione estiva.
In questi anni ho provato a stimolare la giunta in più di un’occasione. Avremmo voluto vedere attivate campagne promozionali specifiche per il settore lattiero caseario ma nemmeno nel pieno della crisi si è riusciti a trovare qualcosa di più che un piccolo obolo totalmente riassorbito dal caro bollette.
Non ci siamo arresi ed anche in questa scorsa settimana abbiamo portato in consiglio provinciale una mozione che parlava di questi argomenti. La giunta ha risposto quasi stizzita: “non mi sembra che le cose vadano male, per il marketing del lattiero caseario stiamo facendo già molto. Non serve fare di più”.
E a questa affermazione della Giunta, credo non serva aggiungere altro.