Capita spesso, un po’ per passione un po’ per affinità, che io finisca in qualche maniera per imbattermi con chi centra con le pecore.
Qualche giorno fa in effetti mi è successo ancora. Ma a Vermiglio ho trovato qualcosa di assolutamente raffinato seppur legato comunque al mondo dell’ovinicoltura.
Lo Slow fashion è un movimento che promuove forme di abbigliamento sostenibile sia dal mondo vegetale che da quello animale
In questo caso, Viola Framba una simpaticissima agronoma trentenne solandra lo interpreta in quello che si può definire un autentico miracolo. Ha trasformato ciò che tecnicamente si definisce sottoprodotto da macero in qualcosa di assolutamente unico e straordinario.
Recuperando l’attrezzatura della cara nonna ha riportato in vita il valore della lana locale grazie a dei macchinari e il cui uso era ormai desueto. L’arguta dottoressa ne realizza dei manufatti unici nel loro genere. Utilizza autenticissima lana solandra, irsuta forse, ma sicuramente traspirante ed isolante in maniera calda e genuina più di ogni altro tessuto high tech sintetico in commercio. È naturale, insomma, come la maggior parte dei coloranti utilizzati per dar vita alle sue creazioni.
In Trentino sono davvero poche le persone che si dedicano a questo tipo di attività.
Sarebbe bello pensare ad una rete tra loro con una forma di promozione unica legata a filiere di antica memoria. Attività perse nella notte dei tempi e nel profondo delle nostre valli, lasciate sopravvivere solo grazie all’ingegno e alla buona volontà delle imprenditrici e degli Imprenditori che riescono a cimentarsi con qualche soddisfazione economica.
Da una semplice idea lanciata nel laboratorio di Vermiglio, si potrebbe pensare di partire con un convegno o un momento di ritrovo tra tutte queste forme più di arte che di artigianato.
Mi sa che è giunto il momento di organizzarlo.