E’ difficile resistere al Bezos planetario, siamo in tanti a saperlo. E sono pochi invece rimasti sempre più in pochi quelli che non hanno mai incrociato direttamente o indirettamente almeno una volta nella vita il mitico sito di uno degli uomini più ricchi del pianeta. Il tasto ACQUISTA è li. Ci guarda, ci affascina, ci seduce e poi ci chiama. Si fa schiacciare!
E la coscienza localista ce l’ha davvero dura a resistere. E’ disarmante la facilità con la quale quel tasto digitale si appropria dei nostri soldi. Tra chi ci riesce meglio e chi ci riesce peggio, c’è anche chi può invece trovarne un certo vantaggio.
Perché la piattaforma è democratica aperta a tutti, a chi compra e a chi vende. Ed è maledettamente ben organizzata.
Se ne sono accorte quelle imprese, che alla spicciolata e spontaneamente sono approdate alla corte delle vendite via Web di Re Jeff.
E se n’è accorto anche lui. Così ha deciso così di approfittarne dell’orgoglio italiano categorizzando i prodotti in piattaforma attraverso una serie di variabili – dei filtri elaborati -. Guidano il consumatore ad individuare con celerità i prodotti provenienti dalla propria terra.
E così è stato. E quale miglior sponsor da ricercare se non quello istituzionale? Così va in tutto il mondo e il buon vecchio Jeff lo sa.
A questo punto di questa favola americana arrivano i nostri (governanti locali). Partono subito, non se lo fanno dire due volte. Quale miglior occasione di questa? Conferenza stampa, palco, microfono e gloria sicura, mostrandosi a fianco di uno dei più blasonati brand mondiali.
Ma la fretta, si sa, è cattiva consigliera e al gran galà la Provincia si è presentata con il vestito sbagliato. Almeno a mio modo di vedere, per immagine da sponsorizzare, sulla pagina sarebbe stato molto più opportuno utilizzare il brand promozionale TRENTINO coi triangoli colorati anziché lo stemma della Provincia, ma tant’è. Son scelte. Non lo sono invece quelle che da Giunta disattenta quale sei, non ti permettono di accorgersi nemmeno che nella foto che rappresenta la tua terra vengono messe delle montagne dell’alto Adige. Come ben ha segnalato anche un noto quotidiano locale.
Ma il peggio di questo racconto deve ancora venire. Fin dall’inizio della legislatura, questa giunta-jukebox aveva ricevuto da qualcuno l’incarico di suonare la canzone “Facciamo l’Amazon trentina”. Ma il bello è che non si è fermata alla sola canzone, perché ha deciso di metterci pure dei soldi. E mica pochi, eh! Per quel che si sa, come nel celebre fumetto del Signor Bonaventura, si sono presentati col canonico cachet: UN MILIONE. Per trovarsi, un bel doppione in Provincia o un grosso concorrente se volete. E che il mestiere lo sa già fare molto bene e per davvero. Così adesso abbiamo l’Amazon che vende in Trentino, (sotto le montagne dell’Alto Adige ) e poi c’è l’Amazon trentina che venderà cose simili. Prima o poi.
Intanto, il confronto per prezzi, tempi di consegna e assortimenti è impietoso. E la cosa scandalosa è che tutto questo avviene con l’abbondante contributo pubblico da parte degli stessi politici che hanno promosso l’accordo col colosso americano. Allora, se da un lato era impossibile dire di no ad Amazon, ci chiediamo il senso di aver investito nel vano tentativo di costruirgli contro una improbabile concorrenza locale. Ma come dicevo, sono cambiati i tempi. E l’impressione che le persone a queste cose ci badino meno è sempre più tangibile. O forse no?