Politica: se ne torna a parlare rimettendo in gioco il destino del Trentino del dopo 2023.

Da Michele Dallapiccola

Dopo il Covid, dopo la crisi economica, la guerra in Ucraina, il terremoto. Dopo tutte queste tragedie, dopo tutto la politica non è finita. 

Certo la fiducia verso la classe che la interpreta è quella che è. Nella percezione comune poi, quella del politico non è propriamente tra le professioni più stimate. Me ne accorgo io che sono passato a questo lavoro da medico veterinario che professavano, godendo invece di una buona percezione sociale.

Per la serietà c’è ancora posto. 

Perché i problemi sociali non mancano di sicuro e dunque sono in tanti a sperare ancora che dalla politica ne arrivi qualche soluzione. 

In Trentino poi, rispetto al piano nazionale la cosa si sente ancora di più. Sarà per la comodità di averla vicina forse un po’ il vizio, ma l’abitudine di rivolgersi direttamente alla politica per questioni di qualsivoglia genere è ancora criticatissima. E a “palazzo” c’è chi ne approfitta. Non è certo sfuggito ai più, il grande bagno mediatico al quale si sottopone costantemente questa giunta provinciale. Spesso anche per fatti che nulla c’entrano con la propria attività caratteristica, pur di presenziare sul web ma soprattutto sui social. Una sorta di personalizzazione spinta dell’azione politica e quando si può, del contributo. 

Del resto la matrice che alimenta questo governo c’ è tutta. Il suo DNA politico attinge agli stilemi della comunicazione vecchi più o meno cent’anni. E sottraendoli alla data odierna, si focalizzi bene da che periodo storico arriva questo stereotipo comunicativo. 

Fortunatamente, le persone che seguono la politica in cerca di piaceri o contributi sono soltanto un parte. Ce ne siamo accorti noi di Casa Autonomia. Il grande pubblico che ci segue non si ferma soltanto ai social, partecipa invece molto attivamente nelle tappe del nostro tour provinciale come abbiamo già avuto modo di raccontarvi a QUESTO LINK.

E’ un modo diverso di cercare consenso e sostegno elettorale quello delle liste civiche. Senza ruoli di governo con relativi contributi da distribuire, la fiducia si guadagna con la serietà, la competenza e la coerenza. Delle quali il partito più vecchio che c’è in Consiglio dopo 75 anni di alti e bassi, può certo provare ad infischiarsene ma i risultati li vedrà alla fine. Come siamo convinti non paghi nemmeno il vuoto di visione colmato soltanto dal traino dei partiti nazionali di riferimento.

Politica in Trentino significa Autonomismo. 

Condizione di governo che si racconta a partire dai contenuti. Narrati comunicati, figli del confronto diretto ma figli di una vera presenza sul territorio; quella fatta di colloqui sapidi e cordiali. I tagli di nastro, i politici saltimbanchi da una manifestazione all’altra, a 15 minuti qui e mezz’ora in un’altra valle, non vanno più di moda. 

Le persone hanno bisogno di capire e di potersi confrontare. Lo dicono le statistiche ma lo percepiamo anche noi. E siamo sicuri lo diranno anche le urne. Quella grossissima fetta di elettori scolarizzati o molto scolarizzati che rappresenta il pubblico impiego, nel 2018 votò Fugatti essenzialmente per due ragioni. La voglia di cambiamento da un lato e poi la percezione che il voto al centrosinistra, frantumato com’era sarebbe stato un voto inutile. Oggi quelle due condizioni non ci sono più perché il centro sinistra si presenterà unito e i tratti di incompetenza di alcuni elementi di questa amministrazione provinciale sono sempre più evidenti. 

La partita per le provinciali 2023, è tutta aperta e le persone interessate ad ascoltare per poter scegliere sono tornate ad affacciarsi alla finestra. Si tratta di meritarsi la loro fiducia perché loro, statistiche alla mano, la loro parte la fanno. Che sia su Facebook che sia dal vivo ci seguono con rinnovato interesse. E così la vera battaglia che è quella contro l’astensionismo, a combattere dalla sua parte ha un piccolo esercito in più. Tutto GIALLO.