E rivela ogni cosa. In questo caso, su cosa ci fosse da sistemare davvero nel sistema turismo trentino. Questa breve riflessione a seguire, parte dalla presentazione dei dati positivi delle APT di Rovereto Vallagarina e Val di Non presentati alla stampa proprio in questi giorni. Ma partiamo da un altro dato di fatto.
Questa giunta provinciale forte di un dicastero nelle mani di un addetto ai lavori poteva davvero fare la differenza. Invece, l’inizio di mandato se l’è giocato con quello che a nostro avviso era l’ultimo dei problemi. E’ partita dalla riforma del sistema della promozione locale con l’imposizione di fusioni e accorpamenti che avrebbero dovuto stravolgere l’organizzazione turistica. Oggi, a ben vedere di stravolgente e innovativo c’è stato assai poco.
Prendiamo gli interventi per spingere sulla tanto agognata destagionalizzazione. Per trovare da quando è stata introdotta la promozione della primavera e dell’autunno in chiave turistica chiamandola “delle belle stagioni” dobbiamo andare indietro al 2017. Quando parliamo dello strumento di ricognizione dei dati sulla remuneratività per le imprese turistiche che è H-Benchmark bisogna andare a vedere ancor prima. E la rivoluzione digitale? E’ del 2016; e quella nuova? Della Guest Platform e dei suoi rivoluzionari benefici ci sta forse sfuggendo qualcosa. E che dire della tassa di soggiorno? Contestatissima dalla lega di opposizione, aumentatissima dalla lega di governo.
Così a rappresentare l’unica vera novità rimane l’introduzione di una nuova governance della Società di Sistema della Promozione turistica dove si son fatte entrare le associazioni di categoria. Il risultato? Ricordiamo tutti il compianto Luca Libardi: fu voce critica e costruttiva verso il sistema. Le sue sì, che erano parole di magistrale stimolo e pungolo a far meglio, con competenza ma soprattutto con opportuna indipendenza rispetto alla politica.
Alla fine, comunque è passato tutto in sordina perché la tragedia innanzitutto umana del Covid ha fatto dimenticare molte cose. Forse anche quella che a compensare il default finanziario provocato dalla Pandemia ci ha pensato lo Stato coi soldi dell’Europa. Diversamente da come tenta di promuovere la Provincia che invece ha investito cifre in tutto e per tutto in linea con quelle delle legislature precedenti mentre i suoi roboanti comunicati non si son certo fermati lì.
Emblematico è come siano andate le cose nel riparto dei ristori sul comparto funiviario. Il settore nel quale è confluita una parte consistente dei fondi, per la sua trattativa con lo Stato, ha fatto a meno della politica provinciale. Quella che nel frattempo era impegnata sui social a suon di selfie e comunicati stampa.
In tutto questo bailamme le Apt, interessate fin da subito dalla riforma, hanno giocato alla “si salvi chi può”. La più coraggiosa tra loro è stata quella della Vallagarina che ha voluto rimanere indipendente fin dall’inizio. Ha resistito allo scherno del governo provinciale che in Consiglio ne pronosticava vita breve con un default già in partenza. Invece, dati alla mano l’APT gira, e molto bene, anche.
Ne ha seguito l’esempio, a onor del vero al fumo delle candele, anche l’APT della val di Non. Sono state le imprese del settore più coraggiose a spingere la Direzione prendere in mano il proprio destino quando questa, da buon pesce in barile, attendeva l’evolversi degli eventi. Anche in questo caso però, i risultati danno ragione a chi ha scelto di continuare nel proprio impegno di promozione locale in maniera mirata ed indipendente. Nel caso di fattispecie, da una più che proattiva val di Sole.
E così, alla fine, il tanto stravolgete accorpamento ha riguardato soltanto qualche consorzio e qualche APT in difficoltà. E dal punto di vista sostanziale per le imprese coinvolte è cambiato gran poco. Per sentire gli umori basta farsi un giro di qualche impresa turistica a Storo o a Comano senza scomodare Pinè.
Quanto raccontato qui sopra sarebbe assolutamente normale ed accettabile non fosse continuamente enfatizzato dall’attuale giunta provinciale. Al limite del parossismo, manifesta ancor oggi, a cinque anni dall’insediamento, un continuo desiderio di confronto col passato. Enuncia risultati travolgenti specie in confronto al passato quando di stravolgente c’è stato ben altro.
Covid, aumento delle spese e del costo della vita, carenza di personale, ricambio generazionale scarso o assente e accesso al credito utile soltanto a chi credito né già ha di suo, lasciando in braghe di tela chi invece non ne ha.
I problemi del settore, quelli gravi, sono ancora lì. Semplicemente perché risolverli è davvero molto molto difficile. Si badi bene dunque che questo pensiero non vuole attribuire colpe – particolari – a nessuno in particolare. Certo non si avverte che il settore, nonostante i numeri, viva una stagione splendida, libera da pensieri e tutta propensa ad incensare di meriti una gestione politica che a giudizio di molti è stata del tutto ordinaria. (Fine della legislatura)