Leggere di amministratori o politici che si meravigliano del rischio di perdere i fondi del PNRR sorprende non poco.
E’ infatti arcinoto che la logica europea di assegnazione dei suoi fondi agli Stati membri è piuttosto rigorosa e stringente. Prendiamo quelli accordati all’agricoltura attraverso la PAC (politica agricola comunitaria). Consegnati a cadenza settennale vanno utilizzati entro la scadenza del suddetto periodo. Solo particolari e non facili accordi tra Stato e Comunità possono permettere deroghe alla scadenza di assegnazione. Dunque, qualora non utilizzati, vanno restituiti al mittente. Sono questi, i cd. fondi del disimpegno l’incubo di qualsiasi assessore regionale all’agricoltura che si rispetti. Non a caso sono notori i contenziosi nazionali, specie di alcune regioni del sud verso la Comunità europea, per riuscire a trattenere risorse non ancora impegnate nel settennio di corrispondenza.
E quanto sopra enunciato era chiaro fin dall’inizio anche per le assegnazioni finanziarie agli Stati membri derivanti dalla ripartizione dal Recovery Fund.
Si sapeva tutto.
Fin da subito la Comunità europea era stata perentoria. Conosceva i “suoi polli”, la logica di assegnazione ed eventuale revoca avrebbe seguito le stesse regole dei fondi della PAC.
Ora l’Italia piange e il Governo nazionale annuncia che dei 200 miliardi assegnati ne verranno impegnati forse 100. Bruxelles invece non piangerà di certo. Dentro ai 700 miliardi e passa prenotati dalla Van der Leyen, c’era parecchio debito. Che a questo punto l’Europa non dovrà contrarre più.
Ma senza lanciarsi in complicate ipotesi sulle questioni finanziarie comunitarie abbiamo fin troppo materiale del quale discutere anche solo rimanendo qui in Provincia di Trento. Del particolare attivismo della Giunta in questi ultimi tempi ne abbiamo già parlato. Annunci su annunci, appalti su appalti, inaugurazioni di ogni minima attività sul territorio.
Siamo arrivati a dover assistere alla scena in cui l’assessora alla sanità, comparto le cose stanno andando alla grande (???) è arrivata a trovare il tempo di andare a inaugurare un mercatino rionale del riuso.
Si vede che la frequentazione di sagre e comitati vari non ha permesso che negli amministratori provinciali maturasse la consapevolezza che il tempo a disposizione per impegnare i fondi a livello locale non sarebbe bastato. Secondo una consolidata consuetudine italiana hanno atteso che l’acqua toccasse il collo. E così, anziché distinguersi per capacità di utilizzo dei fondi europei come è sempre stato fatto in passato per la PAC (il Trentino li ha sempre consumati pressoché per intero), abbiamo perso tempo. E così “via coi concorsi!”. Ma quanto ci metterà quel personale a diventare veramente utile allo scopo preposto? Solo oggi ci siamo accorti che con qualche dipendente Provinciale in più, si sarebbe forse potuto gestire qualche fallimento in meno? Perché di questo si tratta.
Non riuscire ad investire tutti i finanziamenti ricevuti, specialmente per una Provincia autonoma è un vero e proprio fallimento.
A meno che l’omologazione all’Italia alla quale questa giunta Provinciale sta cominciando ad abituare i Trentini, non sia qualcosa di così tollerabile che l’orgoglio popolare non se ne accorge nemmeno più.