Potrebbe venir tradotto così questo vecchio detto popolare trentino per descrivere la Provincia alle prese coi suoi rifiuti nel 2023.
Perché dell’emergenza discariche in fase di esaurimento la PAT, possiede da sempre strumenti per sapere ogni singolo dettaglio, passato, attuale e di previsione.
Per questo in maniera molto severa oggi imputiamo quest’incresciosa situazione a chi ha fatto orecchie da mercante: la politica di governo provinciale. Che pure oggi, con l’acqua a collo, prova a dire cose piene di buon senso. Si badi bene, senza mai entrare in questioni spinose, prima tra tutte la localizzazione.
Eh già, perché dire dove si andrà a collocare l’inceneritore prima di una tornata elettorale richiede onestà, sincerità e coraggio. Tutte doti che alla nostra giunta appartengono poco.
Allora meglio concentrarsi su concetti astratti, poco interessanti dal punto di vista popolare. Sanno però di dibattito, e creano nel sentiment collettivo quel giusto appeal per permettere di riportare la discussione a livelli dozzinali. Quelli che piacciono tanto alla lega di Salvini e Fugatti per intenderci. Inceneritore sì, oppure no?
Ecco allora che in questi giorni, visto che non si vuole dire dove o come si costruirà l’impianto, si passa già a raccontare la fase due. La gestione. Tra l’altro in maniera dozzinale pure qui. Costruzione e gestione, pubbliche o private? Sostenibilità economica, necessaria o ininfluente? È notorio infatti che gestire in house un inceneritore in provincia di Trento è un’impresa davvero azzardata.
Vi è poi la grande questione aperta di gestione privata. Va fugato ogni retropensiero che dietro alle due componenti pubblica e privata ci siano atteggiamenti di onestà diversa. L’unica vera questione importante è quella relativa ai controlli. Rigorosi, puntuali, assistiti dalla tecnologia nel massimo grado possibile. E soprattutto in mano all’ente Pubblico. Nel sommo e primario interesse dei cittadini e della loro salute.