La politica delle tribù. Tra sconti e ritorsioni di un mandato legislativo partito coi dispettucci e terminato con qualcosa di peggio.

Da Michele Dallapiccola

Leggiamo nella testimonianza di colleghi di coalizione che esiste una comune percezione registrata specialmente in fase di raccolta delle adesioni alla candidatura. Tra le persone contattate emerge, spesso piuttosto chiara, la paura ad esporsi politicamente. A parte il fatto che si tratta di un diritto della persona sancito dalla Costituzione, ma tant’è. I più, citano l’evidente attitudine di questo centrodestra al governo del Trentino di porre le persone in difficoltà. Non parliamo di una condizione di ricatto ma quantomeno di pressing psicologico, sì. Basti pensare ai veti incrociati nei quali sono incappati i transfughi della lega approdati in Fratelli d’Italia.

Senza sconfinare in casi eclatanti come quello occorso al povero Dirigente PAT che non volle assumersi a cuor leggero i rischi connessi ad utilizzare un concerto da 120mila persone.

Sembra quasi che questa politica sia stata trascinata ad assomigliare ad uno scontro tra tribù. L’avversario è il nemico, il governare non è più tale, ora si comanda! 

E così anche noi abbiamo più volte raccontato nel recente passato, della ritrovata politica della “magnadora”. Questa giunta provinciale – non abbiamo timore a dichiararlo – ha sottoposto i vari territori ad evidenti disparità di finanziamento anche a seconda dell’appartenenza politica. 

Con, come unico comune denominatore il poco di fatto. I milioni di € assegnati a parole da questo esecutivo in effetti son tanti. Non c’è dubbio. Ma la loro reale “messa a terra” sul territorio si è potuta vedere in pochi limitatissimi casi. Guarda caso a partire da dove è maggiore il consenso del Centrodestra (Valsugana esclusa).

Ma al di là dei risultati, nella definizione delle liste abbiamo potuto constatare alcune correnti di pensiero.

Chi preferisce non esporsi, promettendo comunque un aiuto dietro alle quinte, chi invece reagisce considerando deplorevole questo atteggiamento. E per questo si candida. La pubblica esposizione insomma è vista come atto di dignità di fronte ad una politica che non piace.

Poi ci sono alcuni amministratori locali (pochi per fortuna) che  cambiano orientamento a seconda del governo provinciale in carica. Come se non esistesse un’etica politica ma soltanto i fondi assegnati. Ma possono essere i contributi un modo per comprare le persone, o gli amministratori? Possono essere gli anatemi, le frasi sibilline un modo per scoraggiare eventuali candidature? 

Rispondo con un aneddoto che attinge alla mia storia personale. Dal 2000 al 2005, durante il mio primo mandato di sindaco, mi trovavo in una condizione politica neutrale rispetto al governo provinciale di allora. Tuttavia, la mia minoranza di allora era molto vicina ad un assessore col quale l’empatia personale non era certo alle stelle. Così, per finanziamenti ricevuti, sui 223 Comuni nei quali era suddiviso il Trentino di allora, Civezzano rimase saldamente intorno al duecentesimo posto! Eppure l’azione amministrativa puntuale e la cura dell’ascolto di cittadini (e qualche bel mutuo) permise alla nostra amministrazione di venir confermata con quasi il 60% dei voti. Anzi, permise al sottoscritto di candidare e risultare eletto nella tornata elettorale delle provinciali del 2008. 

Nonostante tutto, Alleanza Democratica Autonomista non ha avuto difficoltà ad individuare propri candidati di qualità. Sia nel suo complesso che in particolare nel nostro Movimento Casa Autonomia.eu.

Questo pensiero però lo ho voluto offrire a chi si recherà alle urne il prossimo 22 ottobre, insoddisfatto dell’attuale governo provinciale. Che sia mai che aveva ragione un vecchio adagio di una Democrazia Cristiana d’antan che rammenta il religioso rispetto di una sua etica politica?

Nel segreto dell’urna c’è solo uno sopra di te che può vedere cosa voti.