Si dice che per immaginare il futuro sia opportuno conoscere il passato. Quello della politica tuttavia, è così fluido che forse per ricavarne insegnamento, è meglio scavare poco. Il limite del secondo dopoguerra probabilmente è più che adeguato.
Onorevoli e stimatissime persone amministrarono la società italiana e trentina negli anni del boom economico. Furono gli anni della Democrazia Cristiana nel tempo in cui la chiamavano “Balena Bianca”. Anni in cui lo Statuto della nostra Autonomia arrivava a compimento. Momenti dove le persone che dedicavano vita ed impegno alla comunità erano dotate di spessore politico e culturale oggi ormai dimenticato. Attorno a questo “spirito degasperiano” che regalò al Trentino tantissime occasioni di sviluppo, si accasavano, un po ‘come è sempre stato, gruppi di persone afflitte da una visione distorta della politica. Al motto che a stare nelle stanze dei bottoni non si diventa ricchi ma ci si sistema.
Così, di questa balena bianca, costoro divennero diligenti pesci remora.
Dentro a questo umile, microscopico excursus politico dal dopoguerra ad oggi, si arriva molto velocemente ai tempi di Tangentopoli. La politica frana e ne vengono coinvolti i suoi rappresentanti di ogni livello e latitudine: il potere si disgrega. Ne raccoglie i cocci, con tutta l’incapacità di gestirlo del caso, uno sparuto manipolo di autonomisti che a “spizzichi e bocconi” prova tenere duro. Si fabbricano Giunte che a più riprese cadono sotto i colpi di una legge che non favorisce certo il lavoro di squadra. E’ il quinquennio in cui i pesci remora fanno la fame. Non capiscono dove attaccarsi, vivono alla confusa ricerca del cetaceo al quale far aderire le loro ventose.
Finalmente però, quegli stessi democristiani, storditi dai colpi del Di Pietro nazionale e suoi colleghi, riescono a riorganizzarsi. Cambiano pelle, la balena non è più bianca ma torna a navigare!
E’ il ‘98 e in quell’acqua nuoterà per vent’anni filati con l’ultimo loro lustro col ruolo di nostromo guidato da un autonomista. Per i pesci remora è festa: è tutto chiaro, è tutto facile. Per il dove attaccarsi per farsi trascinare c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Nel 2013, PATT PD UPT poggiano su tre gambe uguali. Contro destra e cinque stelle, mazziati all’angolo il loro risultato elettorale rasenta il 60%, remore comprese. La collaborazione paritetica termina così.
Nel 2018 arriva un nuovo cattivo vento nazionale. Non di tangenti quanto piuttosto di protesta. Al vento che soffia da destra, la litigiosità e i personalismi locali finiscono per provocare il resto. Così al termine di quello sconquasso, al potere, in autunno, finisce gente che ci stava provando da una vita, insieme a chi invece, a governare comincia da lì, senza neanche sapere perché.
Ma i più incredibili sono i pesci remora. Stanno ancora tutti lì ad aspettare. Vivi, nel momento di disorientamento più complicato della loro storia. Alcuni tra i più furbi si attaccano lo stesso, già nel 2018. Non sarà bianca, non sarà balena ma è pur sempre pesce che nuota . Scuotono la coda e richiamano i loro amici rimasti in battigia a boccheggiare.
Così nel 2023 non c’è storia. Il pesce è cresciuto, ora è blu a fiammate tricolori e nuota benissimo. I pesci remora stanno bene. Che nuoti a destra che nuoti a sinistra non fa nulla. basta che porti da mangiare e in campagna elettorale se ne vedono di tutti i colori. Ne cito almeno uno. C’è una tizia, (tra l’alto poi eletta) che nei suoi spot sui media si presenta col simbolo del precedente partito. Prima stava dall’altra parte dell’arco costituzionale ora è lì senza nemmeno il pudore di nascondere il suo essere girasole.
Che colore avrà la balena nel 2028 non è dato sapere. Una legge elettorale in forse e ambizioni di carriera personali impediscono di fare previsioni. Se non che ancora una volta sarà il vento nazionale a guidare le scelte.
Di una cosa però siamo sicuri. Da qualsiasi parte nuoterà il potere, le remore saranno lì, pronte al centro ad aspettarlo. Diranno che è nell’interesse della comunità, che la politica si fa così, che risponde alle domande delle persone. Non servono programmi o visioni, bastano poche competenze, scarsa professionalità.
E là in mezzo, nell’ombra ci sarà sempre chi dice: “Voi chiedete, noi staremo vicini a chi ha il portafoglio così salterà fuori qualcosa anche per voi, intanto votateci. Siamo o non siamo le vostre remore?”
Michele Dallapiccola
Segretario politico MCA.eu