Tra i casi più interessanti che ho visto in quest’estate ricca di interventi clinici c’è stato questo delle foto sotto. Ero stato chiamato per una ferita non tendente alla guarigione spontanea. La bovina soffriva soprattutto perché della lesione ne approfittavano mosche e altri insetti fastidiosi.
Un discoide duro dall’aspetto simile ad un hamburger albergava in realtà sotto la zona ulcerata. La rimozione chirurgica è stata piuttosto complessa perché il tentativo di salvare la maggior quantità di cute possibile non andava d’accordo con la vastità del complesso connettivale sottostante.
L’esame istologico ha poi rilevato che conteneva numerose tracce di nematodi (rispetto ai quali la bovina è stata pure trattata) e che era sostanzialmente composto da un coacervo di elementi della cicatrizzazione piuttosto vecchi e consolidati. La guarigione è avvenuta per seconda intenzione nel giro di un mese e adesso è ancora in corso nonostante l’animale abbia ripreso ottima forma. Non dimostra inoltre di avvertire nessun fastidio a livello dell’escara piccola e asciutta che pian pianino sta regredendo.
Menzione speciale va va alla pazienza del malghese custode che ha opportunamente medicato la ferita tutti i gironi per parecchie settimane.
La vasta breccia da recuperare