E’ una considerazione molto dura quella che descriverò qui a seguire ma che registra un dato di fatto che si sta verificando in questi giorni nelle Comunità di Valle del Trentino.
Come è noto, entro breve verranno designati i Presidenti delle varie Comunità. La loro nomina passa da un accordo tra Sindaci. Indipendente dal fatto che poi, la persona indicata sia uno di loro o un esterno.
La norma è stata approvata qualche settimana fa senza tanto clamore mediatico. Anche se, vista dai banchi del Consiglio provinciale, qualche perplessità l’aveva provocata fin da dentro alla discussione in Aula. A quell’appuntamento, la giunta si era presentata col bel sorriso affabile di chi democraticamente è disponibile a discutere su tutto. Su una cosa però si era dichiarata inamovibile. A costo di dover sostenere un ostruzionismo pesantissimo. Il presidente designato, qualora esterno al Consiglio dei Sindaci, deve ottenere il consenso di almeno 4/5 dei sindaci facenti parte del loro consesso.
E legge fu, gabbola compresa.
Oggi assistiamo agli effetti di questa norma (e di quella postilla). In maniera del tutto legittima, li stanno portando avanti quei Primi cittadini che più o meno dichiaratamente si sono espressi come vicini a questa maggioranza provinciale a trazione Lega Salvini Trentino. Non sono tanti, ma come avrete certamente già capito, 1/5 dei sindaci di una valle è più che sufficiente a condizionare i restanti 4/5!
Pare si stiano verificando numerosi casi dove una minoranza di sindaci militanti in maniera più o meno palese nell’area della destra provinciale, stiano tentando di impedire alla maggioranza dei loro colleghi di effettuare una nomina da loro non condivisa. E’ proprio la norma a consentire anche ad uno solo 20% di condizionare le scelte di un’intera valle, la cui maggioranza dei Sindaci sarebbe orientata invece su una scelta diversa. Di conseguenza, seguendo i riferimenti politici, si fa presto a risalire al fatto che è la stessa la maggioranza provinciale a tentare di condizionare politicamente e partiticamente anche le Comunità di Valle.
Questo fatto fa sorridere almeno per un paio di motivi. Entrambi cavallo di battaglia di una lega d’antan. All’opposizione, criticò con veemenza la riforma del 2009, che di fatto aveva modificato l’assetto amministrativo delle Comunità di valle rendendole elettive e dunque politicizzate. Fatto corretto poi con la riforma della scorsa legislatura. Qualche tempo fa la lega l’ha cambiata un’altra volta ancora. La terza in pochi anni. Lo ha fatto, riproponendo gli stessi metodi da essa stessa criticati e dei quali si era presentata come garante di alternativa.
Fortunatamente, la reale incidenza sulla vita comune dei cittadini sarà piuttosto limitata. Le varie conferenze dei sindaci ed il buon senso assai diffuso tra gli amministratori degli Enti locali impediranno anche alle Comunità di effettuare scelte che fanno riferimento a valori statalisti e nazionalisti che poco centrano con ruolo e compiti dell’ente. Voglio essere ottimista.
Certo però, e ancora una volta questa maggioranza provinciale non si fa mancare l’occasione di dimostrare ai trentini che il tanto prospettato cambiamento è stato uno slogan di facciata, fuoco di paglia della scorsa campagna elettorale. Va bene tutto e il contrario di tutto, a seconda del momento, senza coerenza col proprio passato. Solo di una cosa si continua a trovare traccia: dei vecchi metodi della “magnadora” come ancora presenti ed attuali. Ma forse è ingenuo chi pensa o spera nel contrario.