Arriva in Consiglio provinciale una norma che parte già male sul fronte della credibilità propria e della Giunta provinciale. Stiamo parlando di un disegno di legge che tenta di proporre la proroga delle grandi derivazioni a scopo idroelettrico.
Sono 17 quelle di prossima scadenza (di Hydro Dolomiti Energia, Primiero Energia e Dolomiti Edison Energy). La proposta prevede di prolungare il periodo di concessione, a fronte della presentazione ed approvazione da parte dei concessionari di opportuni piani industriali. L’intenzione è quella di favorire un maggiore efficientamento della produzione. Naturalmente poiché il rinnovo costituisce un vantaggio per la società di gestione, la norma prevede che venga applicata una maggiorazione del canone. Questo, una volta introitato dovrebbe andare in aiuto al contenimento dei costi dell’energia sul territorio provinciale
Attualmente sono 100 i milioni di euro di canoni e sovracanoni introitati dall’amministrazione pubblica, Provincia, Comuni, Comunità di Valle e BIM. Possono essere incrementati solo se, si garantisce possibilità di investimenti e una maggiore produzione di energia rendendo gli impianti più efficienti.
Ai più non sarà sfuggito che quella alla quale siamo davanti rappresenta per la Giunta una palese contraddizione. Sulla partita delle piccole e medie derivazioni, lo scorso anno l’Esecutivo ha infatti previsto che queste vengano messe a gara nel libero mercato. E qui, in negativo, il Trentino si è distinto come unico in Europa ad aver applicato una direttiva comunitaria in questo modo. I nostri Comuni rischiano di perdere gli importanti introiti dei quali beneficiano in veste di attuali concessionari.
Al di là della schizofrenia di questo comportamento rimane comunque oscuro il meccanismo su come eventuali maggiori introiti potranno essere riversati sulle famiglie trentine.
In particolare il fatto che si possa concretizzare a breve, a causa dell’emergenza energetica in corso richiede un atto di fede nei confronti della capacità operativa di questo esecutivo (!). La nostra impressione è che questo disegno di legge sia nato male, più per collettare consenso mediatico che per risultati veri. Ma le nostre preoccupazioni non si fermano qui. E’ infatti più che concreta la possibilità che lo Stato impugni la norma.
Non è una novità. Sono più di 50 i provvedimenti che finora hanno sortito la stessa fine. Quasi a testimoniare che alla Lega non importa il risultato ma piuttosto il cercare qualcuno al quale attribuire le responsabilità della propria (mancata) efficienza.
Pensate a come sono andate le cose ad esempio per l’attuazione della norma sulla gestione di lupo e orso. Insomma quale sia stata la posizione politica sui grandi carnivori della lega di opposizione rispetto a quella di governo è sotto gli occhi di tutti. Quale sia la situazione attuale dei pastori, pure.
Oggi, insieme ai colleghi del PD formuliamo una controproposta che provi a superare il potenziale contenzioso con lo Stato. Prima di varare norme inutili sarebbe molto più opportuno riportare nelle competenze della giunta Provinciale la possibilità di variare rapporti contrattuali di concessione. E’ una proposta che permetterebbe la realizzazione concreta dello spirito della norma sopra. Che non dice cose sbagliate ma finisce per mettere il carro davanti ai buoi. Facendo perdere un sacco di tempo nel braccio di ferro con lo Stato finisce per obbligare i cittadini ad attendere. E nel frattempo, per loro, l’aumento dei costi energetici non sta certo a guardare.