Il termine Autonomista si attribuisce ad una forza politica che fa della valorizzazione e della tutela dell’autonomia amministrativa il fulcro del proprio programma.
E a modo loro gli autonomisti storici un risultato importante lo hanno raggiunto. Oggi, non c’è forza politica dell’arco costituzionale che non si dichiari autonomista.
In pratica lo sono tutti, dal PD a Fratelli d’Italia (incredibile dictu!). Lo è insomma anche il partito degli statalisti che in questo momento sono al governo dell’Italia. Eppure, sono in molti a dimenticare che i militanti di FDI, resi più miti dal loro recente incarico di guidare la nazione, recano in dote i contenuti storici di certi comizi da far rabbrividire al solo pensiero qualunque trentino che si rispetti. Senza contare che il lupo, si dice, perde il pelo ma il vizio mai. Ma di questo, gli autonomisti storico identitari, non sembrano affatto preoccupati. Forse non ci fanno caso, forse tentano di valorizzare la loro atavica predisposizione di conservatori.
Eppure ci fu un momento in cui le Stelle Alpine provarono a svecchiarsi. A metà degli anni 2000 un entusiasta Segretario Ugo Rossi fece partire un processo che qualche anno più tardi avrebbe portato il Movimento al massimo storico del suo splendore. Come sappiamo, di quella bellissima operazione la cronaca ha poi scritto il recente fallimento.
In compenso dagli autonomisti storici, ritornati al loro originale status di conservatori, reazionari e destroidi, si sono staccati alcuni petali. Pare siano già tre le liste che ambiscono a presentarsi all’appuntamento elettorale di ottobre. Si distinguono dall’originale soltanto per manifesta antipatia nei confronti dell’uno o dell’altro politico di turno. Un po’ per vocazione un po’ per sperato opportunismo, attendono gli esiti delle elezioni sperando nella (per loro) buona sorte.
Quasi tutti sono comunque andati poco lontano dall’alveo della destra convinta, quella che tenta di sedurre il maggior numero di persone possibile. Quella Destra che per ora c’è riuscita particolarmente bene nel Comune di Campodenno, dove alleva un vivaio di aspiranti eredi di Almirante. Col placet di una ininfluente Segreteria di Partito.
Veniamo alle buone notizie.
In questo panorama desolante, l’autonomismo progressista, democratico, popolare, non è morto.
Chi crede ancora ai valori della solidarietà ha ancora qualcuno nel quale porre fiducia. Chi ritiene che ad essere in pericolo non sia soltanto la nostra autonomia, ma anche il nostro ambiente e la nostra terra, non può accettare che tutto questo accada seguendo le indicazioni che vengono da Roma.
Chi ritiene che la sanità sia allo sbando, che le paghe specialmente dei nostri ragazzi siano inadeguate, chi ha paura che invecchiando non troverà la sperata e meritata assistenza, ecco a tutte queste persone consigliamo di tenere in considerazione la nostra lista civica. Un simbolo tutto giallo, facile da ricordare: Casa Autonomia.eu.
L’unico movimento autonomista leale alla formazione dell’Alleanza popolare per l’Autonomia. Tutti gli altri, direttamente o indirettamente sono espressioni politiche che collaboreranno convintamente con la destra statalista e nazionalista che a livello nazionale dovrà fare i conti col duo Salvini/Meloni. Chi li volesse votare ne avrà certo il diritto ma tenga presente chi finirà per sostenere.