Non è da oggi che per lavoro, da politici provinciali ci muoviamo nelle nostre valli. In funzione degli impegni in consiglio provinciale tra una seduta ordinaria e una commissione, cerchiamo di investire il nostro tempo quotidiano spostandoci in periferia. Incontriamo gli utenti che si rivolgono a noi, direttamente nei loro luoghi di residenza.
Questo stato di cose ci ha portato a costruire numerosi rapporti confidenziali coi rappresentanti della società civile. Sono tanti quelli impegnati a vario titolo nel sociale, nel volontariato oppure nella pubblica amministrazione. Spesso, ci raccontano del loro rapporto con questa giunta provinciale. Narrano di una compagine che ha sicuramente avuto il merito di intensificare i rapporti di Piazza Dante col territorio. L’apparente vantaggio si è tutto concretizzato a favore della qualità dei rapporti tra la politica e cittadini.
Non è tutto oro quello che luccica. Ne abbiamo già parlato anche in passato.
L’apparente “sì a tutti” della lega dalla faccia buona, dei primi anni di governo, nei suoi effetti pratici si è rivelato un annuncio di prevalente facciata. Ed ora, l’inefficienza di questi scorsi cinque anni si giustifica con le sventure e le colpe altrui. Eppure, la pandemia ha colpito anche il Veneto e l’Alto Adige ma l’amministrazione non si è comportata così.
Fu emblematica, ad esempio, anche l’assenza dal Consiglio provinciale per partecipare in rappresentanza della provincia ad una delle tante tappe del Giro d’Italia. Ma al di là della trascuratezza con la quale trattano i propri doveri istituzionali, rispetto a quelli propagandistici di rappresentanza, ci sembra curioso segnalare ciò che i cittadini avvertono riguardo al rapporto con questo tipo di politica.
Pare che i vari partiti e partitini che governano, abbiano avviato un’attività di intelligence territoriale. Avrebbero costruito una sorta di schedatura degli utenti in relazione alla loro rete di amicizie.
Chi è in qualche maniera collegato alle forze di minoranza racconta di avvertire una sorta di disagio quando si trova costretto per motivi amministrativi a relazionarsi con i vari assessori della giunta provinciale.
Qualcuno è arrivato ad ipotizzare che questo atteggiamento influenzi anche il metodo di ripartizione dei fondi sulla finanza locale.
Faccio fatica a crederlo ma non sono pochi gli amministratori che mi hanno confessato di percepire che si sia restaurata l’antipatica pantomima amministrativa del sindaco in Provincia col cappello in mano. Come qualche legislatura fa. E questa condizione, in maniera ancora più prepotente, è emersa in fase di apertura delle candidature per le prossime elezioni provinciali.
Il confronto col passato è inquietante.
Sarà un mio limite ma non ho ricordo in passato di persone che pur avendo idee diverse dalla maggioranza avessero paura ad esporsi. “Sai questi sono vendicativi, sai, è meglio di no, sai mi hanno raccomandato di pensarci bene…”: è quello che ci dicono.
Si tratta di un atteggiamento che non è rimasto relegato all’ambito politico. La riprova la stanno vivendo i presuli della Lega confluiti in Fratelli d’Italia. E c’è tensione nei rapporti tra le due principali forze di destra, ancora separate in vista della prossima tornata elettorale. Pare che l’assenza di dialogo rappresenti una ripicca verso chi abbia abbandonato l’ara di Pontida per approdare a più sicuri lidi, pur sempre a destra.
La stessa mancata partecipazione al tavolo “orso” promosso dai “Fratelli” sarebbe stata provocata da una serie di telefonate “dissuasorie” dal dubbio gusto in termini di bon ton istituzionale. Il risultato è un ulteriore irrigidimento anche dei rapporti dei meloniani verso la lega, sempre più ai ferri corti. La sfiducia verso Fugatti, pare parta direttamente da Roma. Peserebbe il suo comportamento dinanzi all’Italia riguardo alla vicenda orso. Vedremo come andrà a finire questo braccio di ferro a destra, in vista di ottobre.
Di rapporti tesi, ne sanno qualcosa anche dirigenti e funzionari provinciali. Parliamo di quelli che per ragioni meramente tecniche hanno voluto mettersi di traverso rispetto a decisioni che la politica voleva provare ad imporre. La sostituzione di alcune figure di vertice non è certo stata espressione di uno spoil system di americana maniera.
Infine un ultimo rilievo.
A livello provinciale questa maggioranza ha pensato bene di esercitare il proprio potere in maniera così sfacciata che l’assessore agli enti locali, adesso indica ai Comuni di adottare mozioni nemmeno più attraverso un suggerimento o una sua legittima veste istituzionale ma facendo scrivere direttamente dal proprio partito. Qualche anno fa questo tipo di atteggiamento avrebbe generato uno scandalo mediatico degno di opportune dimissioni.