I media locali in questi giorni riportano di numerose segnalazioni elevate da cittadini, relative all’utilizzo di fitofarmaci sembrerebbe utilizzati secondo una non ottemperanza al vigente PAN (Piano agronomico) provinciale.
Il fatto, tutto da dimostrare, va significativamente contestualizzato e ci auguriamo soprattutto riferito a comportamenti scorretti tenuti da parte di qualche singolo agricoltore. Nella generalità dei casi sappiamo infatti che esiste un’importante attività di auto-controllo, monitoraggio e gestione di questi farmaci governata dal sistema delle istituzioni implementato da una rete di farmaco-sorveglianza che rendono il quadro trentino uno tra i più monitorati e conosciuti d’Europa. Poiché sulla salute dei cittadini e sulla salubrità delle produzioni non si debbono porre limiti alle azioni è importante che i nostri cittadini sappiano che da parte delle istituzioni locali esiste un costante impegno morale e materiale di ricerca del miglioramento anche in questo fondamentale campo.
Hanno preoccupato, proprio per questo motivo, voci giunte al sottoscritto che parlerebbero di una situazione particolarmente critica sul fronte della propagazione del parassita Halyomorpha halys, meglio conosciuta con il nome di cimice asiatica. Con la probabile complicità in questi giorni delle condizioni climatiche ad essa particolarmente favorevoli, pare vi sia stata un’esplosione nella sua riproduzione che avrebbe portato i frutticoltori ad adottare misure straordinarie per combattere questo vero e proprio flagello. Nel panorama frutticolo locale tali rimedi non sono una novità come non lo sono a livello nazionale dove molte località fino quando non addirittura intere regioni in questi anni hanno dovuto ricorrere a trattamenti con mezzi e principi farmacologici straordinari per cercare di contenere, per ora invano, lo sviluppo di questo parassita.
Anche in Trentino, in due distinte zone particolarmente vocate alla produzione melicola, pare siano stati effettuati due diversi tipi di trattamento. In un caso si sarebbe utilizzato il clorpirifos metile mentre nel secondo caso si sarebbe preferito avvalersi dell’imidacloprid cioè di un neonicotinoide. Sono farmaci ampiamente conosciuti, utilizzati da tempo e particolarmente monitorati per efficacia, sicurezza di utilizzo ed eventuali criticità di “metabolismo ambientale” dei residui anche se va rilevato che non rappresentano assolutamente la strada maestra che conduca ad un regime di sostenibilità nella lotta anche a questo fastidioso parassita.
In questa sede cogliamo inoltre l’occasione per esprimere solidarietà al mondo agricolo per il patema che sta sicuramente vivendo nell’attesa che FEM e la più ampia rete di istituti di ricerca alla quale essa è collegata, individui una soluzione sostenibile ed efficace. Siamo convinti che non tarderanno i risultati da parte di un istituto che come anche questa giunta ha recentemente avuto modo di confermare, rappresenta un fiore all’occhiello ed un riferimento a livello nazionale per la ricerca in campo agricolo.
Tutto ciò premesso si interroga la giunta per sapere
- se le informazioni rispetto ai trattamenti effettuati, in possesso al sottoscritto, rispondano al vero.
- se, da chi e nel caso quali strumenti straordinari siano stati messi in campo per la ricerca e la lotta sostenibile a halyomorpha halys – cimice asiatica, atti a dotare il sistema agricolo trentino di presidi seri e sostenibili nella gestione della presenza di questo flagello.