Ed è bene tenere accesa la fiamma del ricordo. Il ricordo della guerra e dei pensieri malati, quelli che portarono gli uomini ad odiarsi, al punto da uccidersi tra loro.
Anche a me oggi è capitato di riflettere. Mentre facevo fatica, in salita, ripercorrendo la valle del Centa fino al comando austroungarico in Lavarone. Fu un’altra guerra quella. Avvenuta 30anni prima. Ma non era servita a niente se a poco più di vent’anni dalla prima, ne iniziò una seconda. E fu ancora più tremenda e terribile perché partita da un’ideologia malata e malsana.
Nel silenzio del bosco, mi è capitato di pensare. Che cosa avranno percepito quei soldati quando salivano, cento anni prima di me? Erano soli? Quali paure avranno dovuto affrontare quelli che non ci hanno rimesso la vita. E per cosa? L’odio verso il prossimo, l’estremizzazione delle identitarismo, l’io contro il noi, sono le condizioni che portarono l’uomo ad odiare anziché ad accogliere. Le esperienze del passato ci toccano, ci formano ma ci devono insegnare qualcosa: la tolleranza verso il prossimo chiunque esso sia.