Premi pascolo tra diritti, convegni e discussioni. Quando sono solo una grande opportunità!

Da Michele Dallapiccola

Tiene banco, specialmente nelle valli trentine, la questione dei premi pascolo europei, riservati a chi gestisce terreni prativi nel territorio comunitario. Dunque anche nella Autonom-issima Provincia di Trento. 

Quello dei cd “Titoli Pascolo” (premi europei) è l’effetto di un impianto normativo che parte da molto lontano. Hanno diritto di accedervi tutte le imprese agricole che vogliano rispettare le ferree regole che lo attribuiscono. Il premio per questo viatico è in denaro. E’ computato per ogni ettaro coltivato o pascolato che dir si voglia.


Premi, tra diritti e discussioni

Proverò a tradurre tutto in parole assai povere. Nella maggior parte dei casi questi Titoli, negli anni, sono stati assegnati a seguito dell’applicazione di alcuni automatismi e altre forme di acquisizione; prevalentemente acquisto. E’ il motivo per il quale la maggior parte dei nostri allevamenti ne detiene una quota storica. Il valore/ettaro di questa quota, nel corso della PAC ‘14/’20 ancora vigente si è più che raddoppiato, oggi raggiungendo cifre intorno ai 200€/ettaro. 


Un’ulteriore strada rispetto all’acquisto da terzi, per ottenere nuovi Titoli, deriva dalla loro acquisizione dalla Riserva nazionale. In questo caso, qui i giovani hanno diritto di priorità ed il valore che da qui deriva, può essere – anche di molto – superiore a quello storico. 

Tutto quello che chiede la Comunità è che ci sia onestà e rispetto del loro utilizzo ai fini del mantenimento del pascolo, cioè che la destinazione d’uso dei terreni gestiti sia garantita. Ecco perché si può ricorrere anche ad animali non autoctoni. Nonostante la libertà che dà l’indirizzo comunitario, in Trentino, agli Enti Locali è stato consigliato di utilizzare un modello di “bando tipo”, per l’assegnazione delle malghe che tenga conto della necessità di favorire chi montica bestiame locale. 


Nonostante tutto le eccezioni possono sempre capitare. Perché la stessa Comunità Europea che assegna i fondi, chiede anche che vengano applicati principi di concorrenza tra aziende che possono soltanto essere mitigati ma non eliminati. 


Del resto, una pecora che viene dall’Emilia Romagna vista da Bruxelles ha davvero poca differenza di una che viene da Ala o da Avio. Dove ad esempio, le malghe le prendono in affitto anche gli allevatori di volatili da cortile. E’ legale!

Concorrenza fuori mercato o mercato fatto di domanda e offerta?

Chi usa questi termini offende la categoria degli allevatori. Ci sono equilibri da rispettare che il comparto allevatoriale dovrà trovarsi da solo. Parimenti è drammatico che ci sia qualcuno che invoca i controlli da parte della Corte del Conti. Riflettiamoci insieme: gli economisti insegnano che il mercato è formato domanda e offerta.


L‘offerta è rappresentata dei beni che le amministrazioni locali mettono a disposizione e cioè i pascoli in affitto

La domanda invece è gestita dalle imprese alle quali interessano i pascoli e cioè le aziende o le società agricole. Come dotazione, queste possiedono un proprio “Pacchetto Titoli” più o meno robusto a seconda della propria propensione a dotarsi del miglior valore disponibile da Bruxelles.


L’Ente Locale proprietario dei beni deve tutelare gli interessi collettivi ed affittare il pascolo di proprietà al valore più consono al suo ruolo. In pratica, Sindaci o Presidenti di proprietà collettive non possono assumersi la responsabilità di affittare le malghe a prezzi troppo bassi quando fosse noto che l’affittuario possiede un Pacchetto Titoli molto consistente. E questo è un dato accessibile.


Da qui nasce anche la contraddizione di coloro che indicherebbero l’intervento della Corte dei Conti. Il suo eventuale intervento non dovrebbe verificarsi solo in caso di affitti troppo bassi? Casi insomma dove decine di ettari malga, fossero affittate, magari a poche centinaia di euro all’anno?

Un convegno, una scommessa.

Domenica sera, a Pinzolo un apparentemente autorevole convegno discuterà ponendosi giuste domande. Verrà disquisito intorno a regole comunitarie che se rispettate danno grandi opportunità. Il suo valore sarà legato alla capacità di gestire critiche ed apprezzamenti in una forma di grande equilibrio, che non tutti i relatori che partecipano hanno sempre dimostrato di saper tenere. Rassicura la presenza dell’Europarlamentare Dorfmann, una fortunata garanzia.


Grazie a questa Programmazione Agricola comunitaria, ancora in corso, anche nelle attività di Malga è finalmente possibile trovare quel giusto margine di guadagno che per anni ha escluso l’allevamento. Invece, utilizzando termini poco edificanti come mafia delle maghe, offerte fuori mercato, banditi e speculatori, si rischia di far passare gli amministratori locali e tutti i gestori delle Malghe del Trentino come delle persone che agiscono al limite della legalità.


I controlli ci sono

In Trentino, sulla legittimità di questi contributi e l’effettivo pascolamento dei campigli e dei cotici erbosi c’è una puntuale azione di controllo da parte delle autorità competenti affiancate efficientissimo Corpo Forestale. Sono istituzioni delle quali ci si può fidare.  Vegliano sul fatto che quel patrimonio di contributi – affidato da Bruxelles ai nostri allevatori – serva davvero per mantenere viva e pascolata la nostra montagna. 

Se c’è qualcuno più bravo di altri a collettare contributi europei anziché venir ostacolato andrebbe imitato ed aiutato. Ma si sa l’invidia è una brutta compagnia specie nel lavoro e nella professione 


Questi premi, hanno profondamente aiutato la montagna. 

Hanno permesso a molte aziende di salvare i propri bilanci ma soprattutto hanno salvato i pascoli, specialmente quelli alti. E insieme, la bellezza del nostro territorio così come noi lo presentiamo ai nostri turisti. Non dimentichiamoci che quel paesaggio pascolato a caro prezzo, per il quale Bruxelles contribuisce con una compensazione delle spese, a questo punto finisce per aiutare anche i bilanci dei Comuni. Altro che Corte dei Conti!

Ma il Trentino lavora con una marcia in più. La sua montagna è pulita e mantenuta dagli allevatori che compensano le spese anche grazie ai Titoli.

Gli imprenditori del turismo e gli albergatori, su quei prati pascolati mandano poi a passeggiare i propri ospiti. E tutti sono (anzi potrebbero essere) contenti.