Leggo con piacere che da più parti, movimenti e partiti anche nazionali ad espressione locale si fregiano dell’aggettivo “autonomista”.
Ma precisamente, qual è il significato di un aggettivo che tutti abbiamo l’impressione di conoscere?
Autonomista è colui che crede dell’autonomismo. E l’autonomismo è il fenomeno politico caratterizzato dalla rivendicazione, da parte degli abitanti di una data località, ad ottenere maggiore potere decisionale rispetto alla sovranità statale, cui comunque rimane sottoposto il territorio.
Fin qui tutto bene.
Il nostro partito aggiunge poi due ulteriori aggettivi: “trentino” e “tirolese”. Ci permettono di collocare nello spazio e nella storia il nostro agire politico: qui e da lì. Ebbene, molti partiti anche statali, oggi si definiscono autonomisti. Ma solo questo qualificativo possono prendere in prestito dal PATT. Il secondo ed il terzo aggettivo fanno parte di qualcosa di più intimo, di più definito. E’ come se utilizzati così, insieme, ci appartenessero e non potessero venire plagiati.
Lo spiego con un esempio.
Chi segue la politica trentina avrà certamente sentito la lega definirsi spesso autonomista. Che fa già ridere così essendo questa un partito per propria natura statalista!
Ve lo immaginate un leghista autonomista trentino tirolese?
Ecco, questa è la grossa differenza tra il PATT e la lega. Il vero senso di appartenenza alla nostra terra. Un senso diffuso che non può essere clonato o prestato pena lo scadere nel ridicolo. E’ comunque piacevole che l’autonomismo, del quale il PATT non pretende certo il copyright, sia diventato patrimonio comune a quasi tutti i partiti presenti in provincia.
Ovviamente quasi, perché per fortuna, Fratelli d’Italia e i suoi Meloniani, questo coraggio non lo hanno ancora avuto. Anche se qualcosa mi induce a pensare che prima o poi, la faccia tosta di dirlo, arriveranno ad averla.
Invece, abbiamo sentito parlare di un’insolita coalizione di centro destra autonomista. E Autonomisti si sono definiti anche molti partiti dall’altra parte dell’arco costituzionale. E’ una bella soddisfazione per quel PATT che durante gli oltre 70 anni dell’autonomia ne ha custodito la fiamma. Anche ora quando molti provano fa farsene luce.Gli Autonomisti continueranno il loro percorso, grazie ad un processo democratico in fieri che al loro interno li governa con il giusto dibattito.
A questo punto, in questa contaminazione di aggettivi che offrono indirizzo politico mi piace lanciare un’idea. Perché anche il nostro partito non potrebbe beneficiarne? Certo non potrebbe avvenire che dentro ad una tesi congressuale, ma chiedo soprattutto ai vecchi autonomisti, quelli che si batterono per la Samatec ad esempio, ambientalisti autonomisti ante litteram.
Ecco, tutelare l’ambiente non può che stare nel cuore di un pensiero autonomista. Accanto a chi si fregia del termine autonomista forse perché comincia finalmente a capire cosa vuol dire, il PAtt può fare il suo passo in avanti.
Aggiungere anche il termine ambientalista al suo pacchetto di aggettivi fondanti il suo programma.
Non c’è futuro senza ambiente. E senza autonomia, proteggerlo è molto più difficile.