PIU’ PECORE CHE VACCHE

Da Michele Dallapiccola

Da qualche anno, dal 2018 per la precisione, la Statistica Provinciale rivela un dato curioso. In Trentino, il numero di pecore ha superato quello delle vacche. 

E’ di 45 a 47 mila, la cifra di una partita che si può permettersi il lusso di non contemplare le 15 mila capre che pure sono presenti.

Anch’esse raddoppiate nell’ultimo ventennio. 

Stamattina do’ i numeri, lo so! 

Eh, che è uscita la nuova edizione 2020 “Conoscere il Trenino” di ISPAT e da curioso di numeri quale sono non potevo non aggredire. Ne parliamo tra persone che come me provano amore per il territorio e gli animali. Ecco perché è naturale soffermarsi sugli aspetti relativi al mondo dei nostri allevatori. Tra tutti quelli che li riguardano va segnalato un dato curioso: quello relativo al mondo ovinicolo. Tra tutti uno dei più legati agli effetti della politica in particolare su due aspetti 

Stano ma vero. Il legame con l’islam

Sembrerà singolare ma il legame più forte del mondo dei pastori è quello con le politiche di immigrazione. Si si avete capito bene. Senza i mussulmani i pastori non saprebbero dove sbattere la testa visto che non saprebbero dove vedere i propri agnelli. E vista la consistenza segnalata parliamo di una produzione di circa 30 mila pezzi all’anno! Messi in fila uno dietro l’altro questi agnelli, coprirebbero la distanza tra Trento e Cles, tanto x dire.

Beh, vanno tutti nelle mani del mercato islamico locale, nazionale e pure in export. 

Ecco perchè vedere un leghista ad una riunione di pastori fa davvero ridere! 

Gli allevatori, europeisti!

Il secondo legame a doppia mandata è con l’Europa. Non c’è miglior europeista di chi alleva animali oggi. Anche in Trentino. E senza distinzione tra pecore e vacche. Questo perché la politica si occupa della redistribuzione del reddito della società attraverso l’erogazione degli invidiatissimi premi. Ma il dato, è di fatto: l’agricoltura di montagna è sostenuta. Ed è giusto che sia così

Perché i contributi alla zootecnia non devono provocare invidia sociale?

Vogliate gradire questo sillogismo che in poche parole a mio modesto avviso spiega molto: 

– Produrre in agricoltura in montagna costa.

– La montagna coltivata piace a locali e turisti

– I turisti portano guadagno alle varie attività di montagna

– Il guadagno delle varie attività economiche va distribuito dalla politica a chi lavora per sé e per la montagna ma ne ricava meno.

In questo caso, a far da equilibrio ci pensa l’Europa secondo un concetto che mi sembra piuttosto chiaro. 

E le pecore, da qualche anno coltivano la montagna meglio che in passato. Più pecore, più superficie coltivata, specie in estate, in alta quota. Zona di espansione di un turismo sostenibile, assolutamente in linea con i nuovi indirizzi del nuovo turismo che diversifica e destagionalizza. Per la gioia dei turisti nostri ospiti, dei trentini e dei… lupi!

Ma questa è un’altra storia di politica e di inefficienza. E siccome è triste, non ne voglio parlare in un articolo che per una volta vuole essere di ottimismo e soddisfazione.