Per una strada lunga, erta, sassosa e tortuosa, esposta al sole, procedevano a stento sei robusti cavalli, tirando una Carrozza. I viaggiatori, donne, vecchi e frati, avendo pietà dei cavalli, erano scesi: i cavalli sudati e trafelati erano lì lì per cedere, quando arriva una Mosca, che volando, punzecchiando di qua, ronzando di là, pensa che tocchi a lei spingere la carrozza. Si posa sul timone, poi siede sulla punta del naso del cocchiere e quando vede che la carrozza bene o male cammina, si imbaldanzisce tutta la sciocchina.
Va e viene e si riscalda con la boria di un grande ufficiale, quando spinge in battaglia i soldati dispersi verso la vittoria.
– E non vi pare indegno, – pensava quella stolta bestiola, – che a spingere sia sola, mentre quel frate legge tranquillamente il breviario e questa donna canta? Forse che cantando si tira la carrozza? -.
Intanto che l’insetto ronza queste note moleste, la carrozza arrivò su in cima. E la Mosca: – Buon Dio, siamo finalmente arrivati su queste alte colline. Ehi, signori cavalli, ringraziatemi, la strada diventa pianeggiante, dovreste pagarmi per ciò che ho fatto! -.
Così fanno certi arruffoni che in alcune iniziative sembrano essere indispensabili e invece rovinano tutto, gente importuna, inutile e noiosa (La Fontaine, Favole, VII, IX).