Probabilmente non ho capito. Mi sto sbagliando e nel caso mi scuso anticipatamente. Certo il post su un social di un noto quotidiano locale, a me, fa molta impressione.
Credo che nessun imprenditore con la coscienza da buon padre di famiglia sarebbe contento di far passare un messaggio del genere.
Converrete tutti però che il rischio di incomprensione è elevatissimo. Senza contare che stiamo parlando di una località particolarmente affollata. Il rischio di contatto tra le persone dunque c’è e concreto, pure. E’ poi vero che anche in questa stazione sciistica al chiuso in ogni pubblico esercizio al chiuso è richiesto il green pass. Va detto però che sappiamo tutti come si presenta la massa di persone che può arrivare ad affollare le piste.
E’ umanamente impossibile controllare chiunque.
Qualora fosse confermata, questa notizia riverserebbe però delle responsabilità che non possono e non devono essere attribuite agli esercenti locali. Non ho nessun dubbio sulla loro cristallina onestà.
I malcapitati imprenditori gestori degli impianti non fanno altro che applicare la legge come è diritto e loro dovere fare.
Le colpe della politica
A risultare insensato è piuttosto il provvedimento normativo a monte. E’ ancora troppo presto e dunque pericoloso stabilire su quali impianti sia obbligatorio il green pass e su quali no. Il periodo che ci attende dal punto di vista sanitario è molto delicato. Questo per una serie di ragioni. Tenuta dei vaccini, presenza di varianti, circolazione rinnovata di persone a scopo turistico e lavorativo ci pongono in una condizione di inutili rischi.
Far girare qualche tornello in meno oggi, potrebbe portare a qualche proficuo risultato sanitario in più domani. C’è davvero da augurarsi che questa notizia venga smentita. La politica spicciola quella che insegue il consenso, quando non il profitto, si erga a guida morale della società. Si trovi la forza di dire dei no, nell’interesse della salute collettiva. A sciare, tutti insieme senza pensare al green pass, sarà il caso di tornarci più in là. Chi ha voluto accelerare i tempi la sta pagando cara, proprio come l’Inghilterra o la Russia di oggi. Sono esempi da temere.
Almeno per questa prima stagione invernale post covid, a mio avviso, il buon senso imporrebbe prudenza. E i messaggi come quello sopra se ho capito bene non ne hanno. Se ho capito bene.