Confesso che quando sono stato apostrofato come responsabile di danni al settore del turismo, mi sono un po’ incuriosito.
E’ successo in Consiglio provinciale, soprattutto all’inizio dell’attuale mandato. A lungo ho cercato di capire meglio, basandomi soprattutto su numeri ed autocritica. Per evidente limite mio non sono mai arrivato a capire a cosa si riferissero le critiche ricevute.
Osservando le cifre cardinali, ad esempio, si può constatare che i turisti che venivano in Trentino nel 2014 erano 5 milioni all’anno, nel 2019 erano aumentati fino a sei. E non poteva nemmeno trattarsi di un riferimento alla reintroduzione della tassa di soggiorno perché l’attuale governo l’ha addirittura aumentata. Non avrò mai nemmeno la soddisfazione di confrontare questi numeri con chi mi ha sostituito a causa di una tragedia planetaria. Il covid ha sconquassato qualsiasi equilibrio e le statistiche di oggi non sono minimamente paragonabili al passato.
Adesso invece, ci sono dei settori dove questo governo provinciale, i danni li ha fatti davvero. E col certificato! Come noto, è notizia di questi giorni che la Provincia sia stata bacchettata dal Tar riguardo al provvedimento che ha portato alla chiusura domenicale dei negozi. Questo fatto potrebbe aprire la strada alla richiesta di rimborso danni per un valore di qualche milione di euro da parte delle aziende obbligate alla chiusura forzata. E ne avrebbero tutte le ragioni.
Ma le scelte politiche prese da “faciloni” le avevano già concretamente manifestate. Nella scorsa stagione invernale i continui annunci di prossima apertura avevano provocato alcune false partenze sugli impianti da sci. L’inutile approntamento delle piste e delle maestranze è costato alle società cifre che mai si riusciranno a quantificare.
Non valgono meno delle perdite economiche, anche quelle in materia di Autonomia. Attraverso un utilizzo dissennato dello strumento normativo stiamo accumulando ricorso su ricorso, sconfitta su sconfitta su moltissimi argomenti. Le prove muscolari col governo, non è proprio tempo di farle. Anche perché arrivano in parallelo ad incomprensibili atti di sudditanza a logiche di partito nazionali che nulla hanno a che vedere con la politica e la cultura locale.
Appalti fermi, investimento in concertoni anziché in contrasto al caro energia e caro-vita, sono ulteriori constatazioni che non possono essere considerate danno in senso stretto. Sono piuttosto frutto di scelte politico populiste, comprensibili solo fino ad un certo punto.
Di certo, orientano l’opinione pubblica al giudizio sulla qualità dell’operato di questa giunta provinciale.