In queste ore, la Val Rendena è ancora una volta teatro di alcune feroci predazioni. A farne le spese, dei bovini. Anche di grossa taglia. La responsabilità pare sia da attribuire ad uno o più orsi la cui identità non è ancora stata divulgata. Con ogni probabilità, è comunque già nota o ipotizzata con un certa precisione almeno dai servizi forestali. Come detto, lo scalpore che la notizia provoca è legato alla gravità delle lesioni, alla ferocia delle predazioni avvenute e alla confidenza dimostrata dal plantigrado con gli insediamenti umani scelti come sito di predazione. È lì che i proprietari si sono preoccupati di tentare in proprio, l’azione di dissuasione del predatore. Con i pochi mezzi a disposizione, rumore di petardi, cani da guardiania e poco altro i custodi degli animali hanno ottenuto un effetto assolutamente insufficiente. Rischiando pure la vita.
Questo dato certificherebbe che ci troviamo di fronte ad uno o più esemplari affatto preoccupati della presenza dell’uomo.
Ora, sappiamo benissimo che le persone particolarmente sensibili a queste vicende specialmente dal punto di vista naturalistico punteranno immediatamente dito e attenzione sulle eventuali carenze nelle opere di protezione. Segnaliamo che qui, stiamo parlando di campigli malghivi particolarmente ampi e per questo particolarmente difficili da proteggere sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista economico. Accanto alle opere rispetto alle quali i proprietari avrebbero dovuto ricevere una significativa assistenza tecnica risulterebbe particolarmente utile una presenza umana specializzata. Parliamo di personale forestale o di un supplemento di aiuto per quanto riguarda la guardiania.
Da tempo denunciamo che da questo punto di vista il personale forestale non è assolutamente in grado per numero di dipendenti e relativo ruolo, di sostenere adeguatamente i proprietari degli animali. Parrebbe opportuna una più assidua presenza tecnica in situ, senz’altro coordinata dalla Pat. Più che nelle opere di controllo e prevenzione la presenza di personale dedicato potrebbe sviluppare in via diretta e indiretta un più concreto aiuto ai proprietari. Ci riferiamo a formazione, informazione, controllo e monitoraggio ma non solo.
Accanto a quello che possono o devono fare i proprietari rimarrebbero da attuare anche una serie di azioni a carico della Provincia, particolarmente utili proprio in questi casi. Le pesanti azioni di recinzione, oltre a presentare un efficacia non sempre costante, sono caratterizzate da elevatissimi costi e una lunghissima tempistica di realizzazione. A questo punto l’azione immediata più efficace e praticabile potrebbe rimanere quella del monitoraggio intensivo attivato a scopo di poter dissuadere pedissequamente i tragicamente molesti animali.
Per questo l’utilizzo delle trappole a tubo finalizzato alla cattura dei plantigradi risulterebbe oltremodo urgente. Di questo tipo di strumenti la Provincia possiede tre. Ci chiediamo quante di queste siano armate e attivate per la già ordinata cattura di Mj5. E quante ne rimangono disponibili per questa drammatica situazione?
Recentemente, la Provincia è passata alla ribalta della cronaca per aver tenuto gli unici tre radiocollari posseduti in un cassetto o con le pile scariche. E adesso allora quanti ne rimangono di disponibili da subito? Si consideri che rappresentano la miglior tecnologia per poter avere precisa contezza della posizione di questi animali in tempo reale. Lo scopo è chiaro. La dissuasione fatta con petardi, rumore e paura da parte dei proprietari è sicuramente meno efficace di quella con proiettili di gomma sparati dai forestali. Sarebbero tanto più efficaci quanto più solerti potessero essere nel raggiungere gli animali, proprio grazie al radiocollare. Esperti e zoologi concordano che in caso di accanimento predatorio è fondamentale agire in maniera energica ed immediata. Esattamente come non sembra sia avvenuto qui dove tutto sta sviluppandosi in termini eccessivamente tardivi.
Le indicazioni da mettere in campo sono ben poca cosa rispetto alle reali necessità. Lo sappiamo bene. Chi vive in malga ritroverà i problemi già a partire da questa notte. Per questo la Provincia non può permettersi di rispondere che la colpa è di Roma, del Tar o degli animalisti. Girarsi dall’altra per dedicarsi al prossimo nastro da tagliare o al parco giochi da inaugurare non è un’opzione accettabile.