Parte da lontano. Dalla sua radice storica: l’Associazione Studi Autonomistici Regionali, l’ASAR.
Settantacinque anni di scissioni, fuoriuscite, piccoli aggiustamenti di simbolo lo hanno visto sopravvivere fino ai giorni nostri: sotto le spoglie che conosciamo oggi. E’ il Partito Autonomista Trentino Tirolese: il PATT. Nato come alternativa alla Democrazia Cristiana, da subito, ha cercato di distinguersi nel panorama politico locale. I suoi cavalli di battaglia hanno sempre tenuto in fortissima considerazione l’attualità perseguendo l’amministrazione della cosa pubblica col faro dei principi dell’autonomia e della cultura storica. Eppure, a giudicare dai numeri, questo partito non ha mai sfondato nel cuore dei trentini. Rispetto a quello degli altoatesini verso la SVP, l’interesse politico della popolazione locale ha da sempre preferito guardare ai partiti nazionali. Anzi, il Trentino dei tempi recenti è arrivato a tollerare e infine votare partiti nazionalisti statalisti.
Di tutto questo sarebbe facile cercare le colpe in casa altrui. E’ invece da ritenere assai più produttivo individuare le cause interne del mancato incontro.
Per una serie di ragioni il Partito Autonomista è sempre stato poco accattivante per un gran numero di persone, soprattutto giovani. Eppure dietro ai messaggi che custodisce sono rappresentati tutti gli ingredienti per una società in equilibrio. Il rispetto del proprio passato, la competenza per la gestione del presente e la definizione di pensieri per il proprio futuro. Si possono leggere nelle azioni concrete dei suoi amministratori di riferimento, diretto o indiretto. Da Roma a Bruxelles, dai Comuni, alle Circoscrizioni, alle Comunità di Valle fino alla Provincia. Non c’è luogo dove il PATT non abbia i propri riferimenti. Ciò accade proprio perché l’approccio alla gestione della cosa pubblica è pragmatico.
Si tratta dell’antesignano dell’agire civico. Si tratta di un metodo di amministrare completamente sdoganato dalle attuali liste Civiche che amministrano nei Comuni ora anche in lizza per la gestione della PAT. Dal punto di vista programmatico ed culturale ed organizzativo le basi per piacere, dunque, ci son tutte. Non ci piove. Evidentemente quello che manca allora è un corretto modo di comunicarlo.
Lavorare sull’aspetto, sui mezzi di comunicazione e sui contenuti
Se c’è una cosa che i nostri tesserati lamentano da sempre, è la mancanza di comunicazione tra la sede e la “base”. L’attività su carta, da sempre molto onerosa, ha conosciuto in questi anni ulteriori eccessi di difficoltà. In parallelo però la comunicazione digitale è stata però completamente sdoganata alla portata di tutti, dalla diffusione dagli smartphone. Oggi, per accedere alla rete non è più necessario possedere hardware e competenze particolari. E col meccanismo delle notifiche si può agire proattivamente sulla persona per la cattura della sua attenzione. Contenuti brevi ma frequenti, su poche pagine social, accorpate riconoscibili e condivise potrebbero moltiplicare la promozione del Brand PATT. Iniziative di valle, ora gelosamente custodite su chat zonizzate, potrebbero diventare patrimonio comune.
Un nuovo contenitore
Anche il contenitore andrebbe rinnovato, a partire dal simbolo. Attingendo ai principi del marketing moderno il simbolo dovrebbe assumere carattere di logo, e percezione di autentico Brand: un marchio. Come procedere? È prassi piuttosto recente del mondo del design ricorrere a stilemi che ascrivono alla nostalgia senza stravolgere le buone idee originali. Vengono riproposti nuovi aspetti e interpretazioni dell’idea di partenza.
Prendiamo il mondo dell’automotive. Sergio Marchionne rilanciò la FIAT attraverso la riproposizione della 500. Le linee della nuova 500 richiamavano in tutto e per tutto quelle della vecchia. Ma la nuova vettura non aveva nulla a che vedere con quella precedente. L’operazione geniale fu quella di produrre un contenitore assai simile al primo modello ma in tutto e per tutto rispondente ad una moderna citycar a prezzo ragionevole. Risultò appetibile per il mercato giovanile ma interessante anche per gli acquirenti d’antan che rivivevano i giorni della loro gioventù acquistando qualcosa di moderno
Un rinnovato messaggio politico
Pensiamo allora al PATT. All’aspetto del suo simbolo e dei suoi colori. Ai suoi social, al suo sito alla sua comunicazione. Quanto si potrebbe lavorare per valorizzare persone e contenuti che animano ogni sua azione quotidiana dentro ad una nuova configurazione di mezzi, di aspetto grafico delle comunicazioni, di simbolo-logo-brand?
Già dallo stesso acronimo di partito si potrebbe intuire un nuovo payoff. Ecco qui l’operazione nostalgia-modernità di Marchionniana memoria. Mai come in questo frangente storico si è dimostrata necessaria la presenza dell’Unione Europea a garantire pace, prosperità ed economia. Perché allora non ripensare ad un PATT-EU. Abbiamo già avuto un momento storico nel partito dove queste due vocali affiancano l’acronimo del nostro simbolo. E oggi, PATT-EU può definire, già a partire dal nome, il perimetro politico-amministrativo entro i cui confini operare. Termino questo alcuni cenni alla forma per passare alla sostanza dei contenuti.
Nuovi contenuti nel programma politico.
Nel novero delle emergenze sociali di questo tempo, quella del lavoro rimane ancora una delle questioni più rilevanti delle quali un partito politico ha l’obbligo di occuparsi. Parliamo di lavoro inteso come economia. La possibilità di sostentamento di una comunità non può più permettersi di prescindere dal luogo che abita, vive e valorizza.
In pratica non è possibile parlare dell’ecosistema altamente antropizzato della montagna trentina senza affrontare l’imprescindibile questione ambientale
Oggi la tutela dell’ambiente è trattata talmente in tante declinazioni e sfumature che parlarne qui in questo modo risulta quasi offensivo. Ma è imprescindibile. La tutela dell’ambiente anzi, e degli animali, è da pochi giorni diventata articolo della nostra Costituzione. Con un passaggio ulteriore. La protezione dell’ambiente deve permettere all’uomo di conviverci. La politica verde del no ad ogni costo si è infatti rivelata tanto affascinante quanto impraticabile. Invece un messaggio moderato che esprime il concetto di sostenibilità, affiancato all’ambientalismo diventa chiave di volta per comprendere lo sviluppo della montagna del domani.
Sostenibile, non mi stancherò mai di spiegare questo abusatissimo termine significa per sempre e per tutti. Si applica facilmente ad una serie di attività umane. Due, a mio modestissimo avviso, hanno di questi tempi una grandissima forza gravitazionale per chi si interessa di politica. Sono argomenti insomma che portano con sé una potenziale attrattività “orizzontale trasversale” capace di indurre interesse nei confronti di un’ampissima platea di persone. A mio vedere è proprio questo allora l’atteggiamento che deve adottare un partito di raccolta quale vuole diventare il PATT.
Il Trentino ha l’ambiente nel proprio DNA. Questo dato incontrovertibile gli deriva, oltre che dalla propria collocazione geografica, anche dalla conformazione del proprio territorio. Rinforza l’essere terra con una forte vocazione culturale mitteleuropea. Negli anni, questo connubio Trentino/ambiente, è stato concepito, costruito e utilizzato (giustamente) come brand cioè, passatemi il termine, come strumento di marketing e lo è tutt’ora. La società attuale pone e, soprattutto, pretende impegno da tutti sulle predette tematiche. Da qui, l’utilità per un partito di trovarsi a fianco di queste persone e farne battaglia comune.
Il Partito di raccolta
Oggi il PATT riunisce in sé parecchie “anime”. E’ forse questo l’eufemismo più interessate per definire le inclinazioni politiche al suo interno. Atteggiamenti liberali, talvolta si scontrano con sensibilità sociali, esattamente come accade nella cugina SVP. L’attrattività da parte di chi ci osserva dall’esterno è garantita dalla rinomata attenzione alle radici storiche della terra trentina. Lo sforzo di non sconfinare nel parossismo è notevole e le nuove generazioni che hanno tentato di approcciare il partito di dividono immediatamente. Si formano legami interni con le persone che animano le due correnti ma lo scambio tra le stesse è poco fertile e tantomeno poco proficuo. Valgono ancora molto le relazioni interpersonali e la rete della amicizie dei vari componenti di Partito.
L’agognato rinnovamento oltre che dal payoff che annunci un rinnovato perimetro di interesse politico e dalla grafica del simbolo, dovrebbe offrire rinnovate aree di interesse politico- partitico. Nuovi argomenti potrebbero affiancarsi all’interesse per la cultura mitteleuropea e alla storia in un’ottica di loro valorizzazione. Degli ambiti che riguardano il sociale e la persona, ne dà ampia motivazione la collega Demagri nel suo documento congressuale.
Questo mio, completa gli ambiti di interesse chiedendo al partito un ulteriore sforzo. Occuparsi di lavoro, di sostenibilità e di conseguenza di ambiente può essere la sfida del nuovo PATT. Un rinnovato insegnamento potrà arrivare dagli Schuetzen. Attraverso la divulgazione degli aspetti culturali legati alla nostra storia ci hanno insegnato di un tempo in cui l’impegno civico volontaristico doveva esplicarsi attraverso azioni di protezione da aggressioni di vario genere e grado. Le aggressioni di oggi derivano da comportamenti umani sbagliati, inquinamento o politiche non adeguate alla preservazione della montagna. Dobbiamo far sì che questo nuovo PATT possa diventare il partito che a quelli della tradizione affianca (anche) i nuovi protettori: quelli del nostro ambiente: la terra dove vogliamo vivere.
Questi nuovi aspetti tematici, questo rinnovato aspetto digitale potrebbero davvero favorire l’ingresso di nuove leve che partendo non necessariamente dal dato anagrafico potrebbero ringiovanire il partito. Interpretare i principi e la storia dell’autonomia in chiave moderna sarà il nostro passo evolutivo. Obbligatorio.